Page 306 - Il 1918 La Vittoria e il Sacrificio - Atti 17-18 ottobre 2018
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306 il 1918. la Vittoria e il Sacrificio
tegrità delle sue truppe, non dividerle e non cederle al comando degli italiani.
Essenzialmente i britannici non avrebbero combattuto fino quando gli italiani
non avessero garantito la stabilizzazione del fronte. 19
Questa decisione creò un forte disagio, per non dire un certo risentimento nei
confronti degli inglesi: per esempio il generale Giardino si lamentò di come gli
alleati fossero venuti per aiutare gli italiani, ma sarebbero intervenuti solo dopo
che gli stessi italiani avessero assicurato la loro sicurezza. 20
Considerata l’avanzata degli austro-tedeschi, gli italiani concentrarono tutte
le loro forze e tutte le loro energie residue nella difesa del fronte del Piave. Pur
non partecipando agli scontri, la presenza degli anglofrancesi ebbe degli effetti
sulla battaglia: Diaz poté schierare tutti i suoi uomini senza curarsi di lasciare
una riserva, essendo questa fornita dagli alleati. Oltre a questo, gli austro-tede-
schi, che già avevano rallentato la loro progressione, quando seppero che gli
anglofrancesi erano in Italia, divennero ancora più prudenti nell’avanzare.
Terminata però positivamente la prima battaglia di arresto sul Piave, con gli
italiani che sebbene esausti sembravano in grado di resistere su delle difese soli-
de, i britannici, così come i francesi, decisero di ritirare il loro contingente.
Gli italiani cercarono di trattenere le unità alleate e lo Stato Maggiore britan-
nico fu obbligato a cedere alle pressioni esercitate da Roma e anche dallo stes-
so Governo britannico, desideroso di sfruttare il fronte italiano per sconfiggere
l’Austria-Ungheria e così isolare la Germania. Fu deciso quindi di trattenere in
Italia tre delle cinque divisioni inizialmente inviate a Mantova. Nel marzo ’18 le
altre due unità tornarono in Francia insieme allo stesso Plumer.
Nel periodo compreso tra la prima battaglia del Piave e il ritiro di queste
prime due divisioni, i rapporti tra inglesi e italiani ovviamente si intensificarono,
data la presenza di un gran numero di truppe britanniche.
A livello di comandi il rapporto anglo-italiano fu improntato sulla cortesia,
anche perché il comandante del corpo di spedizione britannico era sufficiente-
mente sensibile da rendersi conto che l’atteggiamento di superiorità tenuto da
alcuni inglesi e soprattutto dai francesi, nei confronti degli italiani, avrebbe lo-
gorato il rapporto tra le truppe, peggiorandone l’efficienza. 21
Il comandante inglese scrisse un rapporto dettagliato sullo stato delle forze
italiane. Questa relazione rilevò come il Regio Esercito disponesse di alcune
22
19 archivio dell’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito, Fondo E2, busta 79,
cartella 1.
20 pIERopaN GIaNNI, Storia della Grande Guerra sul fronte italiano 1915-1918, Mursia,
Milano, 1988, p. 537.
21 CaSSaR GEoRGE H., The Forgotten Front. The British Campaing in Italy 1917-1918,
The Hambledon press, London, Rio Grande, p. 113
22 “Report by general plumer on the condition of the Italian army” inviato al C.I.G.S. data-
ta 20/01/’18, cfr.: TNa, Wo, Fondo 106, busta 810, fogli 2, 3 e TNa, CaB, Fondo 24,