Page 350 - Il 1918 La Vittoria e il Sacrificio - Atti 17-18 ottobre 2018
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             ruolo speciale è occupato dai membri dell’Inquiry, il gruppo di ricerca voluto
             dal Presidente per redigere i materiali preparatori della conferenza della pace,
             successivamente confluito (almeno in parte) all’interno della delegazione statu-
             nitense a Parigi. La dimensione personale della diplomazia wilsoniana sarebbe
             stata compresa solo in parte dagli interlocutori europei e sarebbe stata un ostaco-
             lo soprattutto nei rapporti con l’Italia. La diplomazia sonniniana, rappresentata a
             Washington dall’ambasciatore Macchi di Cellere, faticava, infatti, in modo par-
             ticolare, a uscire dagli schemi anche formali del sistema di Cancelleria; un fat-
             to, questo che unito alla rigidità delle rivendicazioni territoriali, non faceva che
             confermare – agli occhi del Presidente e dei suoi collaboratori – i limiti intrinseci
             alla “maniera italiana” di vedere (e di gestire) gli affari internazionali.
                     Non stupisce che – parallelamente al deteriorarsi del rapporto di Wilson
             con il “pragmatico” House – la posizione statunitense sperimenti un progres-
             sivo irrigidimento e scivoli gradualmente verso quello che appare una sorta di
             “dogmatismo tecnocratico”. Allo stesso modo, non stupisce che, parallelamente
             a questo processo (e, forse, anche come conseguenza), la fiducia del Presidente
             tenda a spostarsi dagli interlocutori istituzionali alle opinioni pubbliche nazio-
             nali, nel tentativo di capitalizzare il patrimonio di consenso – sia personale, sia
             legato alla più ampia immagine degli USA – accumulato durante il conflitto. E’ il
             prodotto, al contempo, delle differenze che esistono fra il sistema socio-politico
             statunitense e quelli europei e della diversa visione che si ha, sulle due sponde
             dell’Atlantico, degli affari internazionali e del modo migliore per condurli. In
             una prospettiva wilsoniana, l’appello alle opinioni pubbliche (di cui lo Statement
             in re Adriatic è solo il più famoso) non è che l’“ovvia” conseguenza dell’appli-
             cazione dei principi della new diplomacy, principi che, dal canto loro, pagano un
             debito significativo all’esperienza del liberalismo europeo del XIX e dell’inizio
             del XX secolo . E’ il prodotto, altresì, di una macchina propagandistica assai
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             più sofisticata di quelle europee, che trova la punta dell’iceberg nell’azione ca-



                 della pace), e di a.L. George - J. George, Woodrow Wilson and Colonel House: a personality
                 Study, New York, 1964 (sul rapporto con Woodrow Wilson). La diplomazia prebellica di
                 House è analizzata in dettaglio da N. Ferns, Loyal advisor? Colonel Edward House’s Con-
                 fidential Trips to Europe, 1913-1917, “Diplomacy & Statecraft”, vol. 24 (2013), n. 3, pp.
                 365-82.per due biografie accademiche del “Colonnello” cfr. G. Hodgson, Woodrow Wilson’s
                 Right Hand: The Life of Colonel Edward M. House, New Haven, CT, 2006, e C.E. Neu, Col-
                 onel House: a Biography of Woodrow Wilson’s Silent partner, New York, 2015.
             13  L.W. Martin, Woodrow Wilson’s appeals to the people of Europe: British Radical Influence
                 on the president’s Strategy, “political Science Quarterly”, vol. 74 (1959), n. 4, pp. 498-516.
                 Il testo dello Statement in re adriatic è in Documenti Diplomatici Italiani [DDI], Sesta serie,
                 1918-1922, vol. III, 24 marzo-22 giugno 1919, Roma, 2007, pp. 295-96; sul ruolo dell’appel-
                 lo nella strategia wilsoniana cfr. D. Rossini, Italy: an object of Demonstration in Wilson’s Fo-
                 reign policy. Retrospects of the Fiume appeal of april 23, 1919, “Revue Française d’Études
                 américaines”, n. 61, 1994, pp. 225-34.
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