Page 353 - Il 1918 La Vittoria e il Sacrificio - Atti 17-18 ottobre 2018
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V SeSSione - ProSPettiVe del 1918. Alcune StrAtegie Politico diPlomAtiche 353
na . Dall’altra, essi si sarebbero dovuti scontare con l’ostilità di Ministero degli
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Esteri, che attraverso l’azione del Ministro Sonnino avrebbe costantemente av-
versato l’avvio di qualsiasi tipo di politica “delle nazionalità”.
Le vicende che portano al Congresso delle nazionalità oppresse (Roma,
8-10 aprile 1918) sono indicative di queste ambiguità. I negoziati che sin dal
dicembre 1917 sono portati avanti con i rappresentanti del Comitato jugoslavo
grazie a buoni uffici della Gran Bretagna (e che vedono coinvolti, fra gli al-
tri, l’Addetto militare a Londra, generale Mola, e il colonnello de Filippi, capo
dell’Ufficio propaganda nella capitale britannica) sono noti – oltre che al Foreign
Office – al governo e al Comando supremo. D’altra parte, ancora nel marzo 1918,
in un telegramma indirizzato agli ambasciatori a Londra e Parigi (Imperiali e Bo-
nin), Sonnino informa che «on. Torre [uno dei principali negoziatori con la con-
troparte jugoslava] non ha avuto alcun incarico dal Ministero degli Affari Esteri
e che ritengo inopportuna assemblea irredentistica a Roma» . Su questo sfondo
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non stupisce che, sin dall’inizio, una sfiducia profonda abbia minato i negoziati
né che nemmeno la sensibilità alle posizioni statunitensi abbia portato a un cam-
biamento in tale atteggiamento. Questo tipo di sensibilità era, infatti, presente
almeno in una parte del Parlamento, come emerge, ad esempio, nel dibattito che
segue le dichiarazioni del Ministro Sonnino del 23 febbraio 1918, secondo cui le
rivendicazioni italiane di fronte all’Austria-Ungheria, lungi dall’essere «ispirate
a concetti di imperialismo, di anti-democraticismo, di anti-nazionalismo, ecc.»,
«rispondono al doppio concetto etnico e della legittima sicurezza per terra e per
mare» .
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19 Negli ultimi mesi del regno di Carlo I, il Consiglio nazionale avrebbe negoziato con le autori-
tà di Vienna la nascita dello Stato degli Sloveni, Croati e Serbi nei territori slavi dell’ormai ex
impero. Korošec, leader del partito popolare sloveno, era stato, fra l’altro, uno dei fondatori
del c.d. “Club jugoslavo” al parlamento di Vienna, Club che, il 30 maggio 1917, aveva adot-
tato la “Dichiarazione di maggio”, chiedendo «sulla base del principio nazionale e del diritto
statale croato, l’unificazione di tutte le terre della monarchia abitata da sloveni, croati e serbi
in un unico Stato, sotto lo scettro della dinastia degli asburgo-Lorena, libera dal dominio di
altre nazioni e su base democratica».
20 DDI, Quinta serie, 1914-1918, vol. X, 1° gennaio-31 maggio 1918, Roma, 1985, p. 290. Lo
stesso Torre, nei colloqui con Imperiali e Bonin, sottolinea come egli agisca «naturalmente
nella sola qualità di delegato del Comitato italiano per l’intesa tra le nazionalità soggette
all’austria» (Bonin a Sonnino, 11.3.1918, ivi, p. 302; «per conto proprio quale Rappresentan-
te nota associazione italiana», Imperiali a Sonnino, 13.3.1918, ivi, p. 310). Vale comunque la
pena notare come, pochi giorni dopo, riferendo una conversazione con il principe reggente, il
futuro alessandro I, il Ministro italiano presso il governo serbo a Corfù, Sforza, scriva a Son-
nino che, in merito ai colloqui Torre-Trumbić, «il principe reggente mi ha chiesto notizie degli
accordi italo-jugoslavi e della parte che vi ha il Governo del Re. Gli ho risposto nel modo per
lui più opportuno e l’ho assicurato che il R. Governo vede con la più grande simpatia l’inizia-
to movimento [jugoslavo]» (Sforza a Sonnino, 22.3.2018, ivi, pp. 367-68).
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