Page 351 - Il 1918 La Vittoria e il Sacrificio - Atti 17-18 ottobre 2018
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V SeSSione - ProSPettiVe del 1918. Alcune StrAtegie Politico diPlomAtiche  351


             pillare del Committee on Public Information (CPI) , ma che, fuori da questo, si
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             esprime in una pluralità di forme, non ultima proprio i discorsi del Presidente.
             Com’è stato notato: «[g]li stessi Quattordici punti erano un tentativo di raggiun-
             gere – passando sopra la testa dei loro governanti – i popoli dei Paesi nemici,
             della Russia bolscevica e anche degli alleati» .
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                     Con l’avvio della conferenza della pace, la distanza fra Wilson e i suoi
             collaboratori si sarebbe accentuata, così come, fra questi ultimi, si sarebbe ac-
             centuata la distanza esistente fra “dogmatici” e “pragmatici”. La decisone degli
             alleati europei (presa su richiesta di Washington) di accettare di discutere i termi-
             ni dell’armistizio con la Germania sulla base dei “Quattrodici punti” (5 novem-
             bre 1918) avrebbe dato alle posizioni statunitensi una centralità inattesa e gettato
             le basi per un malinteso destinato a riaffiorare più volte nel corso dei negoziati.
             Secondo Wilson e i suoi collaboratori, questa decisione avrebbe, infatti, prodotto
             uno stato di fatto del tutto nuovo, invalidando tutti gli accordi precedentemente
             conclusi e permettendo di avviare le trattative su una base non condizionata da
             impegni e rivendicazioni pregresse. Questa interpretazione si scontrava, tuttavia,
             con quella di pressoché tutte le Potenze europee, intenzionate – quale più, quale
             meno – a capitalizzare gli sforzi fatti nel corso del conflitto con il soddisfaci-
             mento delle proprie agende nazionali. Da questo punto di vista, la conferenza di
             Parigi avrebbe messo in luce la differenza sostanziale che separava la “tecnocra-
             zia” statunitense, con la sua ricerca quasi ossessiva di una “guaranteed position”
             da portare avanti “contro tutto e contro tutti”, e la più flessibile diplomazia della
             cancellerie europee.

             Il nodo dei rapporti con l’Italia
                In questa prospettiva, la questione italiana finisce per diventare il focus delle
             tensioni interalleate. I rapporti fra Roma e l’Intesa non sono mai stati davvero
             cordiali e fra gli alleati è diffusa la convinzione che la partecipazione italia-
             na, nonostante la dichiarazione di guerra alla Germania nell’agosto1916, sia,
             in realtà, una sorta di “regolamento di conti” con lo storico nemico asburgico.
             Rispetto agli interessi di Washington, il teatro italiano è marginale e la maggiore
             preoccupazione è di evitare che questo – soprattutto dopo Caporetto – finisca per
             assorbire un numero eccessivo di uomini, impiegabili con maggiore profitto sul
             fronte occidentale. Anche gli interessi di Washington nei confronti dell’Austria-


             14  D. pope, The advertising Industry and World War I, “The public Historian”, vol. 2 (1980),
                 n. 3, pp. 4-25. Sulla propaganda di guerra negli Stati Uniti cfr. C. Malone Kingsbury, For
                 Home and Country. World War I propaganda on the Home Front, Lincoln, NE - London,
                 2010. Sull’attività del CpI cfr. G. Creel, How We advertised america. The First Telling of
                 the amazing Story of the Committee on public Information that Carried the Gospel of amer-
                 icanism to Every Corner of the World, London - New York, 1920.
             15  Martin, Woodrow Wilson’s appeals…, cit., p. 498.
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