Page 282 - Carlo Alberto dalla CHIESA - Soldato, Carabiniere, Prefetto
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alfonso manzo
vento, sia come alloggiamenti, sia come basi temporanee ed, al contempo, operative:
ed ebbi dal Comando Generale dell’Arma ogni sostegno nel garantire le cosiddette
“basi Logistiche”, cioè quelle che aveva l’avversario e che io dovevo realizzare, dovevo
creare, in città o in zone diverse da quelle che dovevo considerare “operative”. Pur
senza indicazioni reali (giacché la lotta continua), se Milano ad esempio poteva essere
la zona operativa, Brescia poteva essere la zona logistica; se Genova poteva essere la
zona operativa, Alessandria poteva avere una base logistica. In capoluoghi, cioè, che
garantissero la ricettività non solo numerica, non solo quantitativa di uomini e mezzi, ma
anche la ricettività dei mezzi di collegamento, dei mezzi che garantissero una maggiore
funzionalità, una maggiore efficienza e, nello stesso tempo, un maggiore controllo, una
disciplina interna di chi ospitava gli uomini, o chi li doveva ospitare. La parte operativa,
invece, viene battuta, secondo i miei intendimenti, senza avere alle spalle nulla su cui
278 poggiare; è questa l’esperienza fatta ai tempi del CFRB in Sicilia, quando si stava
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fuori anche quattro giorni interi senza far capo a nessuna casa, a nessuna abitazione, a
nessuna caserma; cioè, vivere all’aperto, sia con la nebbia che con la pioggia o con la
neve, per quanto poteva essere consentito; ed è chiaro che il pedinamento, l’osservazione,
l’appostamento, non si possono interrompere in funzione delle condizioni atmosferiche!
E questa necessità di garantire il mimetismo da una parte e la funzionalità dall’altra
comportava per gli uomini dei grossi sacrifici, da un punto di vista fisico, da un punto di
vista della durata dei servizi, che non erano certamente concepiti in termini di sette-otto
ore quotidiane, pur se si tendeva a mantenere – quando possibile – un certo margine,
un avvicendamento, un turno.
E ancora
[…] per quanto riguarda Milano, la tecnica posta in essere fu quella già sperimentata
nel 1974-75 . Ecco perché è un ritorno a dei sistemi che, accanto alla flessibilità degli
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uomini, accanto alla loro aderenza al terreno di operazione, accanto alla volontà di
raggiungere un risultato, necessitavano anche di un modo diverso di procedere che
desse la sensazione all’avversario che gli schemi classici su cui normalmente ci si muove
come Ufficiali di Polizia Giudiziaria, come Forze dell’Ordine, erano un po’ diversi.
Ma quando dico questo non voglio spaventare nessuno, perché si era con il Codice di
Procedura (penale) alla mano: niente di eccezionale, di trascendentale, ma che normal-
mente non si era mai fatto perché comporta personale, spese, fotografie, tecnici che,
nell’ambito del Personale a me affidato, invece, andavo giostrando: chiamavo il Tizio
che era specializzato nelle fotografie con la zoomata, chiamavo l’altro che era più bravo
nel sopportare la fatica, quell’altro che aveva bisogno di farsi un po’ le ossa al fianco del
primo, […] Insomma era tutto un alternarsi di uomini intorno ad un sistema diverso
di procedere. E questo del pedinamento, della fotografia, dell’osservazione, dell’ap-
13 Il 30 agosto 1949, venne istituito il Comando Forze Repressione Banditismo, un Reparto inter-
forze composto da appartenenti all’Arma dei Carabinieri e al Corpo delle Guardie di Pubblica
Sicurezza, per un totale di 2000 uomini (1.500 Carabinieri e 500 poliziotti). Il comando fu asse-
gnato al Colonnello dei Carabinieri Ugo Luca, alle cui dipendenze furono posti 27 Ufficiali dei
Carabinieri e 16 della Polizia. In tale contesto, oltre alla figura del colonnello Ugo Luca, emerse un
altro importante personaggio, l’allora Capitano Carlo Alberto dalla Chiesa. Posto al comando del
Gruppo Squadriglie con base a Corleone (PA), il valoroso Ufficiale si rivelò da subito abile, duro,
inflessibile, gran lavoratore e riuscì a conseguire importanti risultati nel territorio posto sotto la
sua giurisdizione. Tratto dall’articolo La repressione del banditismo in Sicilia, di Vincenzo Longobardi,
Notiziario Storico dell’Arma dei Carabinieri, Anno II – Numero 2.
14 Il Gen. dalla Chiesa si riferisce all’esperienza maturata durante il periodo di operatività del
Nucleo Speciale di Polizia Giudiziaria (maggio 1974 – agosto 1975), allorquando comandava la
Brigata Carabinieri di Torino.