Page 287 - Carlo Alberto dalla CHIESA - Soldato, Carabiniere, Prefetto
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Il periodo da Coordinatore  del servizio di sicurezza

                Ventimiglia. Il Generale di Brigata
                Carlo Alberto dalla Chiesa. Foto
                Archivio Secolo XIX















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                                              al di là di un’assai paziente ricostruzione dei fatti realmente accaduti, eseguita dai due PM, dopo il for-
                                              tuito rinvenimento in Firenze di un borsello contenente una pistola, un documento di identità e alcuni
                                              elementi che poi risulteranno fondamentali per gli sviluppi investigativi che porteranno al covo di via
                                              Monte Nevoso, giova riportare alcuni loro commenti sull’operato dei Carabinieri di Milano e del Gen.
                                              dalla Chiesa: «Noi siamo sempre intervenuti pubblicamente per difendere l’onore e la professionalità dei
                                              Carabinieri che hanno operato e per difendere l’onore e la professionalità di chi non può più difendersi:
                                              mi riferisco al Generale dalla Chiesa» (A. Spataro). «[…] Non è scandalosa (l’ipotesi avanzata dal Presi-
                                              dente Pellegrino in ordine al fatto che il Gen. dalla Chiesa potesse avere sue fonti di informazioni che gli
                                              hanno consentito di ricostruire il percorso di dattiloscritti da Firenze fino a via Monte Nevoso giacché
                                              Dalla Chiesa cercava gli originali). Intanto l’ipotesi è fatta di una serie di corollari, infatti sentiamo spesso
                                              dire – questo in verità lo affermate voi – che il Generale dalla Chiesa avrebbe sottratto dei documenti e
                                              dato ad altri […] Ho avuto modo di rappresentare al riguardo ai colleghi di Palermo e Perugia  che – re-
                                              plica il Presidente – avrebbero avanzato tale ipotesi il mio personale convincimento, tuttavia ciò significa
                                              attribuire a Dalla Chiesa ipotesi di reati certamente gravi e cioè la sottrazione ad un’autorità giudiziaria
                                              di documenti importanti e questo non è accaduto» (A. Spataro). «Bisogna considerare, comunque, che
                                              abbiamo parlato con i Carabinieri fin dal primo ottobre del 1978 e con essi abbiamo diviso la vita; ab-
                                              biamo lavorato giorno e notte nelle caserme, abbiamo parlato con ciascuno dei Marescialli che è andato
                                              di notte a girare con le chiavi […] ripeto, si tratta di un lavoro di anni, abbiamo trascorso la vita e siamo
                                              cresciuti professionalmente anche grazie a queste persone» (A. Spataro). Alla domanda del Presidente
                                              Pellegrino se negli oltre 30 anni di carriera da Magistrato, gli sia mai capitato di dubitare del rapporto
                                              di polizia giudiziaria, il Dott. Pomarici replica: «Certamente, è capitato, ma non in questo caso, in par-
                                              ticolare non con quei Carabinieri: con quei Carabinieri, come diceva Armando Spataro, ho condiviso
                                              più notti di quante ne trascorressi a casa mia in quel periodo con i miei figli. È gente che ha affrontato
                                              i brigatisti e che è andata a prendere Vittorio Alfieri (ndr si tratta di un brigatista responsabile di diversi
                                              omicidi, tra cui quello commesso in carcere ai danni del sodale Giorgio Soldati, “reo confesso” di aver
                                              fatto delle rivelazioni durante un robusto interrogatorio di polizia) rischiando la vita personalmente». Lo
                                              stesso Presidente Pellegrino, a fronte di tali affermazioni a difesa dell’operato, della competenza, della
                                              dedizione e dell’onore del Gen. dalla Chiesa e dei suoi Carabinieri, pur continuando a insinuare che
                                              «proprio perché ho stima del generale dalla Chiesa mi pongo lo stesso tipo di problema e l’ipotesi che
                                              facciamo è che il Generale potesse avere sue fonti di informazioni che gli hanno consentito di ricostruire
                                              il percorso dei dattiloscritti da Firenze (ove sarebbero stati battuti da un irregolare mai identificato) fino
                                              a via Monte Nevoso giacché Dalla Chiesa cercava gli originali», ammette che «[…] io penso che la
                                              miglior fortuna per l’Italia sarebbe che fosse vivo Dalla Chiesa perché probabilmente quelli che hanno
                                              ammazzato D’Antona sarebbero già in galera, se avessimo una persona con la capacità indagativa di
                                              Dalla Chiesa […]».
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