Page 291 - Carlo Alberto dalla CHIESA - Soldato, Carabiniere, Prefetto
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Il periodo da Coordinatore del servizio di sicurezza
mento giuridico, ma gli strumenti del diritto usa per raggiungere fini, pure nobilissimi,
di carattere morale e di carattere politico. È una teoria che troviamo in centinaia di
articoli, sostenuta da eminenti giuristi, alcuni dei quali – per lo meno due, uno certa-
mente – fanno parte della Corte Costituzionale”.
“E quando parlo di cultura del complotto, non vorrei essere frainteso: non è cultura della
menzogna e dell’inganno, ma una cultura che molte volte si coniuga con un fortissimo
impegno etico e con una concezione politica della verità […] non esiste la verità, esiste
l’utile politico e la verità è il riflesso dell’utile politico. La verità come scelta a priori,
che non segue i fatti ma li sostituisce; la verità come funzione del giusto politico […] La
cultura del complotto di solito si nutre della metodologia della ripetizione. Più una tesi
o un’ipotesi viene ripetuta, più diventa verità […] Non tutti i fatti, anche quelli dotati
di uguale certezza fattuale, sono fatti veri, ma solo quelli funzionali alla scelta di verità
operata sulla base di criteri di verità politica, nel senso più alto del termine […] Perché 287
si deve scegliere un vero oggettivo? Si sceglie quella parte di vero che può essere utile.
Dove è detto che bisogna scegliere un vero oggettivo? Mica siamo in confessionale. C’è
chi mente anche in confessione, ma qui non si tratta di mentire; si scelgono tra i vari
fatti quelli funzionali. D’altronde Lei, Presidente, è un avvocato e sa benissimo che un
avvocato, non essendo giudice, tra i vari fatti sceglie quelli che ritiene utili al suo cliente.
Se l’altra parte non si accorge che la maggior parte dei fatti […] Lei non cerca i fatti
veri, ma fatti parziali: e una delle metodologie naturali della tesi del complotto, quando
decide di portare fatti, è quella di portare fatti parziali”.
“Le critiche dei fatti non sono mai attribuzioni di colpa; io, essendo cresciuto alla scuola
pascaliana, credo di poter dare colpe soltanto a me stesso, mi guardo bene dal dare
colpe ad altri. Come poi per esempio, quando mi farete domande su Umberto Federico
D’Amato, vi leggerò alcune gustose cose sulla figura di Umberto Federico D’Amato
senza dirvi di chi sono; e non sono mie. E quando passeremo al discioglimento dei
reparti di Carlo Alberto dalla Chiesa, vi leggerò altre cose, su chi era contro Carlo Al-
berto dalla Chiesa; e non sono cose mie. Cose scritte, peraltro egregiamente, minaccia
alle libertà, da alcuni illustri giuristi che fanno parte della Corte Costituzionale. Anche
quelli della Corte Costituzionale; citando libri che io mi sono portato, assolutamente
non dubitabili come quelli di un vostro illustre consulente, che ha scritto un capitolo
su ciò che è stato scritto contro i reparti di Carlo Alberto dalla Chiesa. E poi, allora, vi
Il Generale Carlo Alberto dalla
Chiesa saluta alla visiera durante
una cerimonia a Milano. Foto D.
Fracchia