Page 404 - Carlo Alberto dalla CHIESA - Soldato, Carabiniere, Prefetto
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alfonso manzo
propugnata da alcuni, secondo la quale il Prefetto dalla Chiesa non potesse costituire
un pericolo imminente di livello tale da spingere Cosa Nostra a eliminare un Uomo
dello Stato, nonostante fosse così in vista da far facilmente immaginare quale potesse
essere la reazione delle Autorità nazionali.
La sera del 7 agosto, il Prefetto convocò una riunione del Comitato Provinciale per
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l’Ordine e la Sicurezza Pubblica , nel corso del quale venne disposto il potenzia-
mento di tutti i servizi di controllo del territorio. Un comunicato prefettizio chiedeva
pazienza alla popolazione per gli eventuali intralci che tali servizi avrebbero potuto
comportare ai cittadini a cui si chiedeva altresì la piena collaborazione ai fini dello
sviluppo delle indagini.
Ciò nonostante, la scia di sangue nel triangolo della morte palermitano (Bagheria,
Casteldaccia e Altavilla Milicia) si allungava, il 10 agosto, di altre due vittime, Sal-
400 vatore e Pietro Di Peri, zio e nipote, uccisi pressoché contemporaneamente, il primo
a Palermo e il secondo a Villabate (PA). Tale duplice omicidio, tra i tanti di quel
periodo, assunsero una valenza particolare a seguito di un evento assolutamente
inedito. In quella stessa giornata, alla redazione del quotidiano «L’Ora» perviene
una telefonata anonima. «Siamo i killer del triangolo della morte. L’operazione da
noi chiamata Carlo Alberto in omaggio al Prefetto, con l’operazione di stamani è
quasi conclusa, dico quasi conclusa». Resterà l’unica volta in cui la mafia avrebbe
rivendicato, e peraltro in anticipo, un omicidio eccellente.
Il 9 agosto si era recato, insieme all’assessore comunale alla Sanità, Giuseppe Insala-
co, e al Presidente della Lega contro la droga, Raimondo Mignosi, a visitare i locali
individuati dal Comune di Palermo nel quartiere San Lorenzo destinati a ospitare il
Cmas che, grazie alle sollecitazioni del Prefetto, sarebbe stato operativo dal settem-
freddo il Domè allertando conseguentemente gli astanti all’interno che reagirono al fuoco. Michele
Cavataio, benché ferito, riuscì ad attingere Gaetano Grado e ad uccidere Calogero Bagarella,
venendo a sua volta colpito a morte. Nel conflitto, trovarono la morte anche l’innocente Salvatore
Bevilacqua, manovale occasionalmente presente per richiedere un anticipo dello stipendio al suo
datore di lavoro, e il mafioso Francesco Tumminello. Per tale strage furono condannati all’ergastolo
Salvatore Riina, quale mandante, e Bernardo Provenzano, quale esecutore.
26 In premessa della riunione, il Pref. dalla Chiesa sente la necessità di sottolineare che, alla base
della sua destinazione a Palermo, c’è la motivazione non solo di coordinare le forze a sua disposi-
zione, ma altresì di garantire risultati significativi nella lotta alla mafia. Ciò presuppone la necessità
di garantire alla Collettività una sufficiente vita sociale attraverso una collaborazione piena e
senza riserve di sorta, anche al fine di arginare l’escalation di omicidi commessi soprattutto nel
«triangolo della morte» (Bagheria – Casteldaccia – Altavilla Milicia). «Ogni eventuale od ulteriore
interpretazione restrittiva deve, quindi, intendersi non aderente a tali concetti!», tuona il Prefetto.
Dopo una interlocuzione tecnico-investigativa con i Responsabili dei Servizi di Polizia Giudizia-
ria presenti, il Pref. dalla Chiesa detta la linea in merito alle azioni da svolgere con riferimento
all’ultimo omicidio di due persone intercettate dai killer dopo essere stati indirizzati dal Comune
di Casteldaccia (PA), ove si erano recati per chiedere dei certificati, a quello di Bagheria (PA):
– svolgere accertamenti presso gli uffici del Comune di Casteldaccia per individuare chi e come
fosse al corrente dell’estemporaneo invio al Comune di Bagheria;
– bloccare la gestione appalti e fornitori dell’Ospedale Traumatologico, di cui una delle vittime
era Presidente, per le perplessità ed interrogativi che vengono da più parti, anche per rapporti
costituiti in ambito mafioso;
– controllare l’ambiente degli usurai;
– accertare i potenziali esecutori mafiosi del duplice omicidio nonché la capacità d’azione in zone
diverse da quelle di origine;
– rarefare la presenza dei superstiti del clan Panno (oggetto dello sterminio da parte della famiglia
avversa) nelle sedi abituali) attraverso una sistematica e visibile azione di disturbo nei loro con-
fronti tesa a precludere la possibilità di studiarne i comportamenti, itinerari e attività, al fine di
sottrarli ad agguati;
– concentrare le forze anche sul Comune di Villabate al fine di prevenire il coinvolgimento dei
mafiosi di quel centro, notoriamente suddivisi tra i due clan avversari.