Page 323 - Carte Segrete dell'Intelligence Italiana il S.I.M. in archivi stranieri
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l’alta autorità yemenita che era con lui: l’interprete eritreo che accompagnava
                     l’ufficiale italiano fu messo in guardia, con il consiglio che non doveva più oc-
                     cuparsi di tali dettagli e soprattutto non partecipare a visite fuori della città. Le
                     truppe yemenite e la polizia avevano ricevuto l’ordine di far rispettare questi
                     limiti: quindi veniva fatto affidamento sul buon senso dell’italiano di cui gli
                     yemeniti però avevano compreso l’obiettivo finale. 155                         155   NAUK,  KV3/317,
                        A completamento dei sospetti, un uomo d’affari arabo, in contatto con gli      11  maggio  1939.
                                                                                                       Per  i  dettagli  del-
                     italiani, aveva riportato nel 1936 agli inglesi che il governo di Roma stava con-  l’amicizia  fra  Ita-
                                                                                                       lia e Yemen v. An-
                     centrando i suoi forzi, oltre che sul Medio Oriente, anche sullo Yemen, dove      drea Vento, cit., p.
                     aveva fatto pervenire all’Imam Yahia armi, munizioni e denaro. L’imam aveva       215-225  e  relativa
                                                                                                       bibliografia.
                     sempre gradito i doni, ma non si era mai lasciato andare a accordi particolari.
                     All’interno della famiglia reale non vi era però accordo circa la politica estera:
                     infatti, il principe ereditario non approvava la condotta del padre e del Mini-
                     stro degli Affari Esteri che, incidentalmente, era anche suo suocero. Gli inglesi
                     erano sicuri che almeno tre notabili yemeniti fossero sul libro paga degli ita-
                     liani: Mohammed Magheb Bey, El Qaid el Ameri e lo stesso governatore di
                     Sana’a, Hussein Abdul Kader.
                        Oltre a questi, molti altri mercanti yemeniti che facevano affari con il porto
                     di Massaua sarebbero stati corrotti dagli italiani e conducevano propaganda
                     in tutto lo Yemen a favore del governo di Roma. Secondo quanto riportato da
                     fonti egiziane in contatto con l’ambasciata italiana al Cairo, gli italiani stavano
                     cercando di entrare economicamente nel porto di Mokha e da lì intraprendere
                     una effettiva penetrazione nello Yemen.
                        In effetti, c’era di che suscitare alcuni sospetti. Tra l’altro, l’interprete eritreo
                     del dottor Passera, che si era visto respingere l’autorizzazione di costruire un
                     piccolo ospedale e una farmacia in Sana’a, era stato dotato di una radio e aveva
                     l’abitudine di invitare i notabili della città a ascoltare le trasmissioni in italiano
                     e in tedesco che venivano ricevute. Ma il problema consisteva nel fatto che tali
                     rari apparati potevano esser importati nello Yemen solo su espresso permesso
                     dell’Imam, e costituivano una delle ragioni per cui quelle riunioni avevano un
                     notevole successo… In quelle occasioni l’interprete o chi per lui riusciva ad
                     ottenere interessanti informazioni. L’apparato radio poteva fungere anche da
                     ricetrasmittente, contingenza di cui gli inglesi erano certi!
                        Allo stesso modo, il manager di una ditta privata italiana in Sana’a ave-
                     va chiesto all’Imam l’autorizzazione per poter aprire una piccola officina per
                     le auto presenti nella capitale e per fare arrivare dall’Italia cinque meccanici
                     italiani specializzati. La richiesta non era stata approvata ma di lì a poco era
                     arrivato in Yemen un meccanico italiano di nome Emilio Geminiani che, inve-
                     ce, era stato assunto direttamente dal governo per riparare auto e camion: gli
                     inglesi sospettavano che questo operaio sotto la tuta indossasse un’uniforme
                     militare.
                         In una informativa del 24 novembre 1938,  l’MI6 indicava nel maggiore






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