Page 326 - Carte Segrete dell'Intelligence Italiana il S.I.M. in archivi stranieri
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programma di ri-educazione ‘culturale’ secondo le linee ideologiche fasciste.
Il prigioniero aveva anche dichiarato che il Gran Muftì aveva preso attiva
parte nell’organizzazione preliminare della propaganda e era stato coadiuvato
da ‘interpreti’; quegli arabi che sembravano aver assorbito la propaganda ve-
nivano inviati al C.M.A. con l’indicazione di ‘volontari arabi’:
Per completare il Centro ‘A’, erano stati avvicinati anche gli studenti medio-
rientali che erano in Italia: nel 1939, come parte della politica ‘araba’, il regime
aveva costituito per loro una associazione, una specie di club che offriva dei
vantaggi e, ovviamente, una buona dose di propaganda per l’Asse. Era sta-
to facile quindi ‘conoscere’ tutti gli studenti arabi che frequentavano in Italia:
invitati a inserirsi ‘volontariamente’ nel nuovo organismo, chi non lo faceva
veniva internato in campi speciali, in attesa della fine del conflitto.
Nel giugno 1942 era stato poi formato un battaglione regolare: i componenti
vivevano sempre sulla Via Cassia dove erano gli alloggi; il Comando invece era
in Via Quattro Fontane, al centro di Roma e vicino ai Palazzi del potere milita-
re. Il battaglione era stato diviso in tre compagnie: quella egiziana, composta
di italiani nativi dell’Egitto e arabi egiziani; quella tunisina; quella iraniana e
irachena, con le stesse modalità. A quest’ultima erano stati però aggregati tutti
coloro che erano fuggiti dal Medio Oriente nel 1941-1942.
Gli appartenenti al reparto vestivano uniformi khaki ma le stellette erano
portate solamente dagli italiani che facevano regolarmente parte dell’esercito
per mobilitazione o che avevano già svolto il servizio militare in Italia.
Nell’agosto o nel settembre 1942 era stato formato il battaglione C.M. per gli
arabi e nell’ottobre fu realizzata la prima parata della nuova unità a Tivoli, alla
presenza dello stesso Hadj Amin el-Hussein, di molti generali italiani e alcuni
tedeschi. Il Muftì aveva tenuto un discorso e consegnata la bandiera di guerra.
Poi l’unità era stata trasferita a Napoli prima di imbarcarsi per l’Africa dove
era giunta.
Quella che segue è un esempio delle attività del C.M.A.; attività alle quali
aveva partecipato chi, preso prigioniero a Tripoli, ne fornì dettagli agli inglesi.
Una speciale missione di venti elementi, tutti universitari doveva essere in-
viata in Africa. Erano nati in Egitto, Marocco e Siria, dove avevano passato la
prima gioventù e studiato. Avrebbero dovuto passare le linee inglesi, divisi in
due o più gruppi, per dirigersi all’interno dell’Egitto e disperdersi poi secondo
le zone che conoscevano meglio. Una volta stabilitisi in quelle regioni, dove-
vano far propaganda per l’Asse, redigere liste di antifascisti e di coloro che
avevano agito contro gli italiani in vista di una futura punizione. Avrebbero
dovuto, inoltre, organizzare sabotaggi, specialmente contro depositi militari, e
naturalmente, prendere fotografie di installazioni militari.
Gli inglesi considerarono queste notizie attendibili, anche perché furono
confrontate, in tempi successivi, con un racconto simile fatto da un altro uffi-
ciale italiano arrestato in Tunisia.
L’ufficiale, esperto di vita del deserto e delle varie tribù che lo popolava-
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