Page 104 - L'Italia in Guerra. Il primo anno 1940 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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Il 17 marzo 1941 giunse a Roma il seguente dispaccio:
«N. 46558/1. Oggi che tutto lo sforzo inglese è concentrato su noi gli apparecchi
da bombardamento in linea sono ridotti a 3 "S. 79'; 2 "S. 81" e 9 "CA 133': Esclusi
i "CA 133'; che possono essere impiegati soltanto per operazioni nell'interno, gli "5.
81" ripartiti uno per scacchiere, debbo sostenere la battaglia di Cheren con 3 "S. 79';
laddove l'avversario impiega decine e decine di apparecchi, che bombardano in conti-
nuazione le nostre linee. Le truppe indigene hanno paura soltanto del bombardamento
aereo e, di fronte alle perdite gravissime, si demoralizzano e si sbandano. Ieri il CV e
il CXII battaglione, partiti entusiasticamente al contrattacco, sono stati quasi distrutti
dall'Aviazione e ridotti non più impiegabili.
Di fronte. a ciò nulla possiamo fare. Se volete fate ancora in tempo ad aiutarci in-
viando non un apparecchio alla volta ma decine di apparecchi. Dal 2 febbraio ad oggi
abbiamo ricevuto uno, dico uno "S. 79'; mentre abbiamo inviato in Italia equipaggi
perritirame 12. Se non volete correre seri rischi di compromettere la battaglia di Cheren,
mandateci a qualunque costo apparecchi. Amedeo Di Savoia».
A tale dispaccio rispondeva personalmente il Capo del Governo:
«7361/0P. Per Viceré. Riferimento vostro 46558, difficoltà prima e successivamen-
te impossibilità utilizzare scali intermedi Cufra e Auenat, necessità approntare nuovi ser-
batoi supplementari et impiegare basi idonee per partenze in sovraccarico, con conse-
guente maggiore vincolo condizioni atmosferiche, hanno ritardato invio velivoli ''S. 79''
previsti. .
Tentativo utilizzare scalo Rodi risultò infruttuoso e portò perdita due velivoli. Si
sta facendo il possibile per soddisfare necessità; attualmente sono in Cirenaica, in corso
di trasferimento 6 "S. 79': Seguirano altri 30 col massimo ritmo consentito. Siate sicuro
che facciamo quanto è possibile. Mussolini».
Il rallentamento delle operazioni di guerra da parte britannica consentì alle for-
ze aeree italiane di ridurre al minimo la propria attività che fu quasi esclusivamente
limitata a compiti di esplorazione. Con i residui mezzi aerei italiani ·non era più pos-
sibile pensare di effettuare una certa attività d'interdizione e di controaviazione.
I.: Aviazione avversaria ormai era di gran lunga superiore; non erano certo sufficien-
ti i due; tre velivoli la settimana che arrivavano dall'ltàlia per modificare la situazio-
n~ definitivamente compromessa. Pertanto il Comandante dellhronautica A.O.I.,
generale Pinna concludeva: <<L'ordine è di resistere a qualunque costo; cooperare con
truppe fino all'ultimo apparecchio efficiente, inquadrare intanto le squadriglie e i Grup-
pi in compagnie e battaglioni utilizzando come armamento le mitragliatrici contraeree
e quelle di bprdo, Safat e Lewis, montate su cavalletti di fortuna e mettersi a disposizio-
ne dei comandi di scacchiere, per essere impiegati nella difesa del territorio dell'Impero».
Il 15 marzo tutta rAviazione italiana in A.O.I. consisteva in 40 veliv.oli effi-
cienti. Il 26 marzo, con la vittoria britannica su Cheren avvenne l'ultimo aùacco
degli aviatori italiani.
, Alla fine del marzo 194llà situazione militare dell'Impero precipitò. I.: Aero-
nautica in A.O.I. ormai non esisteva più. La maggior parte del personale dei reparti
senza più veivoli, inquadrata in «Reparti Azzurri», fu in linea cqn le truppe dell'E-
sercito per la difesa degli ultimi baluardi etiopici. S.A.R. il viceré Amedeo dì\osta,
con il suo Comando Superiore, sull~mba Alag~ il 17 maggio, dopo aver emanato
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