Page 113 - L'Italia in Guerra. Il primo anno 1940 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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na (18° 50' long.- 38° 40' lat.) con rotta 330° e quindi in una posizione ben diversa
            da quella prevista su cui si era intensificata la ricognizione marittima della Sicilia.
            Venne invertita immediatamente la rotta per 30° delle FF.NN. per affrontare sulla
            nuova direzione la  minaccia  nemica.
                L'avvistamento era stato provvidenziale e di straordinaria importanza!
                Fra le  12.30 e le  13.40 pervennero  all'amm.  Cunningham altre  segnalazio_ni
            sulla posizione delle  navi  italiane e sul loro cambiamento di rotta.  Alle  14.35  un
            ricognitore inglese segnalò che le navi erano a 30 miglia dalla Mediterra1fean  Fleet.
                Alle  14.15 gli incrociatori Da Barbiano,  Da  Giussano  e Abruzzi catapultarono
            i loro idro "Ro. 43" mentre veniva lanciato il segnale convenuto per l'intervento del-
            l'aviazione da bombardamento, come precisato e stabilito dalle ultime disposizioni
            di Supermarina per le FF.NN. che precisavano di non allontanarsi della nostre basi
            aeronavali e di attendere Vintervento dell'aviazione per menomare capacità e possi-
            bilità offensive  nemiche.
                Le prime notizie dai{ri~. 43" giunsero all'amm. Campioni alle 14.45 segnalan-
            do le navi inglesi a 30 miglia; una notizia che convalidava con esattezza quella forni-
            ta dagli. osservatori della Marina inglese. Alle  14.30 l'Eugenio di Savoia la~ciava il
            suo "Ro.  4 3" per aggiornare  ulteriormente la  situazione.
                Le due formazioni navali si presentavano con differenti caratteristiche di po-
            tenza e di numero:  3 n.b., una n.p.a. e 5 incrociatori fra pesanti e leggeri da parte
            inglese,  2 n.b.,  14  incrociatori fra  pesanti e leggeri da parte italiana dove esisteva
            anche un superiorità in CC.TT.  (16 unità contro 12}.  Il calibro dei cannoni inglesi
            della n.b.  era di 381  mm  (15  pollici)  contro i 320 (12,6  pollici)  delle n.b.  italiane
            che però avevano  a disposizione un maggior  numero di· navi con cannoni da 203
            mm  (8  pollici)  rispetto ai  152  inglesi (6  pollici) ed una maggiore velocità.  Inoltre,
            particolare molto importante, la distanza della Mediterranean Flett dalle cost~ italia-
            ne al momento dell'avvistamento era di circa 100 miglia (165 km} localizzata sui 18°
            long. - 37° lat. Alle ore 14.50 Superaereo ordinava l'inizio delle missioni di attacco
            alle  14 Squadriglie di bombardieri pronte a partire sin dal mattino sui campi della
            2  8  Squadra Aerea ed alle 5 predisposte nel frattempo dalla 4  8  ZAT sui campi pu-
            gliesi.
                Poco prima delle ore 15.00 ci fu il primo avvistamento fra le navi contrapposte
            e un quarto d'ora più tardi gli incrociatori aprivano il fuoco  seguiti una decina di
            minuti più tardi dalle n.b. a distanza variabile fra i 26.000/24.000 metri. Alle 15.30
            il tiro venne momentaneamente sospeso mentre le n. b. serravano sotto per accorcia-
            re la distanza balistica e la Warspite catapultava due suoi aerei per controllare la si-
            tuazione.
                Poco prima delle 16.00 lo scambio di bordate riprese con un impari duello fra
            la Cesare e la Warspite per la differenza di calibro e di gittata e poco dopo la corazza-
            ta nemica colpiva con un proiettile da 381l'ammiraglia italiana.provocando un in-
            cendio in coperta,  una riduzione  sensibile ddla velocità,  29 morti e 69  feriti fra
            l'equipaggio;  colpito più leggermente risultava  anche l'inc.  Bokano.
                Poco dopo (16.05}  venne ordinata l'inversione di rotta verso le coste italiane.
            Mentre la Squadra da battaglia italiana ripiegava verso lo Stretto di Messina invian-
            do al contrattacco 5 Sqd. di CC.TT. fatte segno al tiro nemico, l' Eagle aveva lancia-
            to altri 9 aerosiluranti «Swordfish» che, fra le 16.10 e le 16.25, attaccarono le mag-
            giori navi italiane fatti segno a violento tiro contraereo che abbatteva due biplani,
            mentre i siluri lanciati non colpivano alcuna unità. e venivano evitati con rapide ma-
            novre. I "Fairey': rientravano vérso le ore 17.00 sul ponte dell'Eagle mentre la nave

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