Page 114 - L'Italia in Guerra. Il primo anno 1940 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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subiva un bombardamento aereo. Nell'operazione di inseguimento delle ~avi italia-
ne la Mediterranean Fleet si era portata a distanza cosi ravvicinata dalle coste italiane
( 40 km) da far giudicare temeraria, pericolosa ed avventata una simile decisione,
accentuata peraltro dalla rotta osservata, corrente sui 270° (quasi parallela alla costa
calabra fra Punta Stilo e Capo Spartivento) rotta che Cunningham aveva assunto
e che mantenne caparbiamente per oltre mezzora prima di piegare a sud per 220°
con prora su Malta: in tale favorevole posizione (18° 40' log. - 38° 20' lat.) le navi
inglesi vennero raggiunte ed attaccate dalll\eronautica italiana.
Non appena ricevuto il messaggio di Supermarina giunto alle ore 14.50, mes-
saggio stabilito per far intervenire gli stormi da bombardamento, Superaereo lanciò
il segnale di decollo e attacco, precisando le posizioni amiche e nemiche, ed alle
15.35 (45' dopo la ricezione) decollavano dall'aeroporto di Gela le prime formazio-
ni di "SM. 79" del 34° Stormo seguite a breve distanza dal 41°.
Primi a giungere sulle navi inglesi furono però g!.i_"SM. 81" del 37° Stormo
BT decollati da Galatina (Lecce) che bombardavano ~\e~)re 16.43 la Mediterranean
Fleet dirigendo i loro attacchi sulle n.b. e sulla n.p.a>--
Seguivano nell'ordine fra le 16.45 e le 21.10 (tanto si prolungarono gli attacchi)
3 ondate con 24 "SM. 79" del 34° Stormo, 2 del 41°, altre 2 del 37°, 3 del 40°
Gruppo, 2 del 35° Stormo, una del 30° Stormo, 2 del 36° Stormo: complessiva-
mente 17 attacchi con 126 trimotori partecipanti fra "SM. 79", "SM. 81", "Cant.
506/B" che sganciarono 514 bombe per 90.000 kg di esplosivi e fra queste solo 8
bombe da 500 kg. L'impiego globale dei bombardieri superò le 450 unità/missione.
La Warspite subl 5 attacchi ed altrettanti ne ebbe l' Eagle, sorpresa in posizione
d'attesa per facilitare l'appontaggio dei "Fairey" aerosiluranti; 3 attacchi ciascuno
ebbero gli incrociatori Orion, Neptune e Sidney, uno la Malaya e il Liverpool, 4 com-
plessivamente i CC.TT. Stuart, Nubian, Mohawk, Hero, Decoy, Hasty e Juno.
Sotto quel diluvio di bombe, Cunningham ebbe la convinzione certa che era
andato volutamente a cacciarsi in un grave pericolo e la «scorrerià» nelle «Calabrian
Waters» come venne chiamato lo scontro, dimostrò in elevata misura l'alea e la ca-
sualità di simili operazioni che l~mm.iraglio inglese non ripetette più per tutto il
corso della guerra, ma riusd fortunosamente a cavarsela poiché nessuna delle sue
navi venne seriamente colpita e si ebbero solo alcuni morti e feriti per schegge di
bombe cadute nelle vicinanze. Ma al di fuori di tali considerazioni soggettive, resta
pur sempre il fatto, innegabile, che la «grande occasione» vaticinata dall'Aeronautica
italiana sin dal1936 per «punire e neutralizzare la potenza navale inglese nel Mediter-
raneo» si sia risolta in un nulla di fatto.
Ad aggravare ancor più l'insuccesso si verificò il caso deprecato e incomprensi-
bile, che non meno di 4 5 aerei italiani provenienti dalla Sicilia bombardarono a più
riprese le navi italiane, che reagirono vigorosamente pur nella sicurezza della esatta
identificazione, sparando contro aerei nazionali, abbattendone uno in fiamme e
danneggiandone altri. Un comportamento irriflessivo e irrazionale dovuto all'ecci-
tazione del momento e alla ottusa interpretazione di un errore che si aggiungeva ad
un altro errore.
Chiamato a chiarire il doloroso equivoco, pagato peraltro solo dall'Aviazione
con la perdita di un intero equipaggio di bombardieri, il Comandante la 2 8 Squadra
Aerea - gen. Tedeschini-Lalli - precisò che la confusione rilevata e il frammi-
schiamento di navi trovate in mare, in prossimità del 16° log. 37° lat., non aveva
consentito una esatta identificazione delle navi (caratteristiche, contrassegni, segna-
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