Page 124 - L'Italia in Guerra. Il primo anno 1940 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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Il giorno immediatamente successivo all'attacco inglese, il maresciallo Graziani
informava Io Stamage con tele n. 01/3305 segnalando la sensibile riduzione di effi-
cienza della 5 a Squadra Aerea gravemente menomata per intenso logorio bellico e
offesa nemica sui campi, precisando la residua disponibilità di 45 bombardieri, 6
aerosiluranti, 12 assaltatori, 68 caccia e 4 "SM. 82" e chiedeva l'invio urgente di
rinforzi soprattutto da bombardamento e da picchiata.
1114 dicembre un riuscito attacco di velivoli d'assalto e caccia decimava una
forte colonna corazzata nemica nella zona di Sidi Ornar, incendiando numerosi carri
armati e autoblinde e danneggiandone poi altri abbandonati dagli equipaggi. Gli
aviatori rientrati al T. 2 Bis di Tobruk segnalarono che un pronto intervento della
Brigata corazzata «Babini», in marcia sulla via Iitoranea Balbia per spostamento da
Bardia a Mechili, poteva ampliare il successo ed infliggere un grave colpo al nemico.
Ma il comando della 10a Armata non raccolse l'invito e gli inglesi ebbero tutto il
tempo per ritornare sul posto, rimorchiare i carri danneggiati, recuperare il persona-
le. ·Una eccellente occasione sfumata nelle incertezze e nella confusione del
momento.
Riusciti attacchi di caccia, bombardieri e assaltatori contro colonne motorizza-
te provenienti da Sidi Azeiz e violenti combattimenti aerei con 11 caccia nemici ab-
battuti, furono il bilancio della giornata.
Per ammissione dello stesso nemico fu il più duro e pesante attacco subìto dagli
inglesi per opera dell'aviazione italiana dall'inizio della «Compass». Le perdite ita-
liane furono di 6 bombardieri abbattuti da caccia e dal tiro contraereo.
«1115 dicembre» scrive Graziani, «le masse nemiche sottoposte alla inattesa offesa
delle nostre formazioni aeree che si sacrificarono con suprema usura ed eroismo, restano
sostanzialmente ferme, anzi nel pomeriggio la ricognizione aerea non rileva più i gruppi
di mezzi meccanizzati che si erano spinti sino a Bu Amud. Ritengo che il nemico, dura-
mente provato dai bombaniamenti aerei, cominci a risentire qualche difficoltà logistica
e voglia completare i rifomimenti prima di riprendere l'avanzata» E prosegue: « ... an-
che nella giomata del16 le formazioni aeree si scagliano impetuose sul nemico e otten-
gono buoni risultati. Ma le perdite sono particolarmente gravi, specie nei bombardieri
che ormai non possono essere più scortati: su una formazione di cinque, solo uno riesce
a rientrare». Nella relazione a Mussolini, il contributo dato dall'aviazione fra il 9 e
il17 dicembre veniva messo da Graziani in particolare rilievo unitamente alle diffi-
coltà incontrate: « ... per fatali a1J1Jersità atmosferiche, sollevamento di sabbia ed allaga-
menti dovuti alle piogge torrenziali, la nostra aviazione non ha potuto far sentire tutto
'il suo peso nella battaglia. Tuttavia, prodigandosi come sempre oltre ogni limite, supe-
rando difficoltà di ogni genere, si è gettata nella lotta con inesauribile ardore e audacia
senza pari sulle colonne».
Dal 9 dicembre al 5 gennaio 1941, la R.A. effettuò 900 ore di volo per missioni
da bombardamento e 1.300 per caccia.
Furono lanciati 8 siluri, 13.000 fra spezzoni e bombe per circa 2.000 t di esplo-
sivo, sparati 170.000 colpi di mitragliatrice.
Gli aerei nemici abbattuti furono 42, quelli·probabili 20.
Le perdite della 5 a Squadra Aerea ammontavano nei primi 11 giorni di batta-
glia a 112 aeroplani.
Fra i nuovi compiti assegnati all'Aviazione in quel drammatico periodo, ci fu-
rono i rifornimenti dei presidi di Bardia e Giarabub, accerchiati dal nemico, del ne-
cessario per vivere e particolarmente generi commestibili e materiale sanitario; ope-
razioni, queste, effettuate quasi sempre senza scorta, per la lontananza delle oasi
cirenaiche rispetto all'autonomia dei caccia, e che causarono dolorose perdite di uo-
mini e velivoli. . .
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