Page 40 - L'Italia in Guerra. Il primo anno 1940 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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rante necessità di aprire al capitale straniero, in questo caso, per l'approvvigionamen-
               to a prezzi sopportabili (19).  Al di là delle brevi illusioni sul carattere risolutivo del
               «Carbone bianco» (20)  e prescindendo dai vaghi e allora mal noti termini del Patto
               di londra, soluzioni coloniali ·erano certamente caldeggiate da vari ·gruppi dell'indu-
               stria.  E si è già visto come questa speranza sia tramontata solo nel  1920-1921  (21).
                   Non meno grave era la dipendenza da licenze e brevetti esteri.  Anche questo fe-
               nomeno, inevitabile in uno sviluppo industriale «ultimo arrivato», aveva contribuito
               ad  aprire le porte al capitale straniero.
                   Al riguardo, le aspirazioni ricorrenti in tanti risvolti dell'«interventismo indu-
               striale» (22) non soffersero le  delusioni dell'aspetto «materie prime».  Tutt'altro. Il
               Decreto Luogotenenziale 22 marzo 1917 n. 533~ col solito ritardo della legge rispet-
               to alla prassi, sospendeva per la durata della guerra l'efficacia delle privative indu-
              striali appartenenti a sudditi nemici o  a ditte e società residenti in Paesi nemici,
              per innovazioni riguardanti materiale bellico o comunque utilizzabili a scopi milita-
              ri (Art.  1). L'ampiezza della norma permissiva era completata dalla sua retroattività
              alla data della dichiarazione di guerra a ciascuno Stato nemico. La liberalizzazione
              era estesa anche ai Paesi alleati firmatari della Convenzione di Washington, con l'u-
              nica riserva di una condizione di reciprocità (di fatto  non solo poco controllabile
              ma di modesta importanza per un Paese come il nostro, tributario più che creatore
              di invenzioni e know-how).  I  termini di priorità della Convenzione erano sospesi
              «PeJ; la durata della guerra e fino a tre mesi dopo la pubblicazione della pace» (Art.
              4) (23). Quest'ultima libertà influì abbastanza direttamente sul collaterale problema
              de~ presenza di capitale straniero nell'industria bellica i~aliana (in quasi tutta quel-
              la aeronautica e in buona parte della cantieristica e meccanica nonché della side-
              rurgia).                    .
                   Il già accennato terzo ed ultimo nucleo di motivi industriali a favore dell'inter-
              vento riguarda appunto la liberazione dal capitale estero.  All'ottenimento di questo
              risultato aveva anche molto contribuito il soccorso bancario, pilotato in gran parte
              dal Governo e dalle aderenze politiche della classe economica (vedi ad esempio la
              parte giocata da Nitti nella nascita della Banca Italiana di Sconto)  (24).  Infatti, i


              (19)  M.  Doria Ansaldo ecc.  cit. specie pp.  71-78.  Ferdinando Fasce Strategie imprenditoriali e mercato
                  mondiale degli armamenti: i rapporti fra l'Ansaldo e la siderurgia USA nel primo novecento in «Socie-
                  tà e Storia. 38/1988 pp.  915-947.
              (2())  Vedi  tuttavia Giorgio Mori sul possibile significato dello sforzo per l'indipendenza energetica
                  dd paese proseguito negli anni '20 e  '30 in La transizione dtJll'economill di guerra aU'economill
                  di pace in 114/i4 e in Germania dopo la prima guerra mondiale a cura di Peter Hertner e G.  Mori
                  Bologna n Mulino 1983  p.  702.
              (21)  V.  lawri cit.  alla nOta 8.
              (22)  Vedi ad es. Pietro Macchione L'aeronautica Macchi.  Dalla leggenda alla storia Milano Angeli 1985
                  cap.  15  «Iriterventismo ed affari» (pp.  124-125).
              (23)  Eppure il decreto fu giudicato insufficiente e perfino sbeffeggiato dai fogli degli industriali vare-
                  sini,  ivi pp.  129-130.   ·
              (24)  Fra ali altri: Alberto Monticone Nitti e /a grande guerra Milano Giuffrè. Ernesto Galli Della Log-
                  gia Problemi di sviluppo industriale e nuovi equilibri politici al/a. vigilia del/a prima guerra mondiale:
                  /a fondtlzione del/a Banca 114/iana di Sconto in «Rivista storica italiana. IV/1970 pp. 824-886. An-
                  na Maria Falchero Banchieri e politici. Nitti e il gruppo Ansaldo-Banca di S,conto in cltalia contem-
                  poranea. 146-147/1942 pp.67-92 e Il gruppo Ansa/do-Banca 114/iana di Sconto e le vicende belliche
                  del primo dopoguerra in P;  Hertener, G. Mori cLa transizione ecc.• cit. pp.  543-571.  Per taluni
                  aspetti anche Cesare Rossi L'assalto al/a Banca di Sconto.  Colloqui con Angelo Pogliani  Milano
                  Ceschina 1950.

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