Page 44 - L'Italia in Guerra. Il primo anno 1940 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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tuto reggersi senza il taglio delle spese, incominciando da quelle militari (36). Seguì
la destituzione di Guarneri nel «cambio della guardia» governativo 31 ottobre 1939.
Senonché, già coi primi di settembre 1939, l'attenzione di molti uomini d'affa-
ri era subitaneamente attratta, più che dall'inizio di una nuova tragedia mondiale,
dalle allettanti, concretissime e insperate prospettive aperte dalla «non belligeran-
za». Chi ricorda quel tempo può testimoniare che il «duce», alla cui esaltazione per-
fino la stampa asservita mise qualche momentanea sordina, era invece più che mai
apprezzato da taluni personaggi economici. Naturalmente pochi conoscevano i re-
troscena e pochissinìi avrebbero mai immaginato l'avvilimento personale del tiranno
cui la realtà presentava i conti per un triennio di politica intessuta di ansie, di ango-
sce, di «sogni farneticanti» (De Felice), di terrore della Germania e di miscugli ideo-
logizzanti dal non eccelso profilo (3 7).
ll «partito dei buoni affari» (Castronovo) badava al sodo. Considerando l'e-
sportazione dei soli armamenti, forse mai più larga e incondizionata richiesta stra-
niera aveva fatto riscontro a cosl infima qualità di prodotti. Gli importatori, effetti-
vi e potenziali, non erano più i Paesi del sottosviluppo su cui aveva dovuto contare
nel 1920-1921 l'ultimo sprazzo dell~saldo perroniana. Adesso si trattava della
Francia e della Gran Bretagna, oltre a vari Stati scandinavi, balcanici, asiatici ed
americani. Né conta stabilire quante di tali richieste obbedivano a necessità militari
o di manovra politica, tanto più che raramente i due aspetti erano separabili. E nep-
pure si dimentichi che un simile «decollo» veniva a premiare chi non ne aveva certo
pagato i consueti prezzi in termini di ricerca, di affidamento tecnologico e di rinno-
vo d'impianti. Vi era addirittura la possibilità che, se il tutto fosse durato, sarebbe
stata la progredita tecnologia altrui a rifluire senza spesa nel nostro Paese, secondo
un prpcedere non infrequente nei vortici economici scaturiti dalle urgenze belliche.
E noto, peraltro, come al di là di un certo numero di affari non fu possibile
andare. Primo ma non definitivo inceppo fu il sopravvenuto «Veto» di Mussolini alle
maggiori esportazioni di materiale, specie aeronautico e terrestre, che la Gran Breta-
gna condizionava alla fornitura di proprio carbone, in sostituzione di quello tedesco
affluente per l'usuale via di Rotterdain (38). Resta comunque che «le più grosse im-
prese continuarono ognuna, a tirar acqua al proprio mulino senza un minimo di pro-
grammazione, sollecitando materie prime e favori doganali e valutari per. poi colle-
zionare all'estero una commessa dopo l'altra» (Castronovo). Era il Governo stesso
a favorire questo stato di cose, stretto dalle necessità valutarie che il riarmo rendeva
ancora più acute. Cosicché forniture belliche e non belliche alle «democrazie» dura-
rono, come è noto, ben al di là del gran rifiuto «di facciata» mussoliniano (febbraio
1940) e non s'interruppero si può dire che nelle ore in cui la guerra venne dichiarata
(39).
(36) Rinvio soprattutto a Salvatore La Francesca La politica economica del fascismo Bari, Laterza 1972
pp. 104-107. V. anche Luciano Zani Fascismo, au14rchùz e commercio estero. Felice Guameri un
leenoi:WIIe al smlizio dello «S/4110 nUOfJO» Bologna, n Mulino 1988 p. 140 (e p. 51 dell'«lntroduzio-
ne» alla nuova edizione di F. Guarneri cit. Bologna, Il Mulino 1988).
(37) R. De Felice Mussolini il duce II Torino, Einaudi 1981 pp. 85 e sgg., 333, 448, 584 e sgg., 805
. e sg. e ptmim;
(38) ~: Macgregor Knox Mussolini Unleashed Cambridge, Cambridge Uniw:rsity Ptess 1982 pp.
69-74 e William Nort Meddlicott The Economie Blockade, Londra HMSO (2 voli.) I pp. 280-311;
(39) V. Castronovo Giovanni Agnelli cit. pp. 556-591 e in particolare 558.
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