Page 45 - L'Italia in Guerra. Il primo anno 1940 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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Infatti, il subitaneo crollo francese non aveva solo precipitato la decisione del
           dittatore, ma ·aveva impaurito e paralizzato tutte le altre forze sino al giorno avanti
           inneggianti privatamente e pubblicamente alla «non belligeranza»: dalla monarchia
           all'industria, alla banca.  le distinzioni che sono state tracciate fra  neutralisti più
           tenaci e interventisti dell'ultima ora, plauditores della «guerra lampo» (Balella, Pirel-
           li, forse altri) (40) sono poco più che tracce sull'acqua. Segni labili che non mutano
           una fisionomia attendista, possibilista e calcolatrice, ma solo a raggio corto o lun-
           ghissimo. Attenta cioè all'occasione momentanea e mai troppo pessimista sui possi-
           bili epiloghi e ·sulla conclusiva incidenza del conto finale, comunque fossero andate
           le cose.  Una guerra dunque né desiderata né provocata dalla grande industria ma
           subìta con perdurante serenità fin quando, poi, i segnali via via lanciati dal fascismo
           furbesco, dalla Chiesa romana e dall'industria stessa non avranno il loro sbocco nel
           luglio  1943  (41).


           Stato dell'industria

               Ricordo in breve alcuni aspetti dell'industria alla vigilia del secondo conflitto
           mondiale. Naturalmente qualche elemento essendo stato anticipato, la sintesi avrà
           talora carattere di rinvio (42).
               La disciplina legislativa dei consorzi fra «esercenti uno stesso ramo di attività
           economica»  risale  alla  legge  16  giugno  1932  n.  834  (consorzi  obbligatori)  e  al
           R.D.L.  15  aprile 1936 («norme circa i consorzi volontari di produzione e di vendi-
           ta»). È opinione diffusa che la disciplina, nata per ridurre gli effetti della depressio-
           ne dei primi anni Trenta (e più tardi estesa con norme speciali settore per settore),
           sia spesso servita a favorire inte~ssi particolari o quanto meno come fattore di sta-
           gnazione e di difesa di posizioni precostituite.
               Accenno qui ai soli consorzi siderurgici,  i più legati alla produzione bellica, in
           quanto divenuti - per legge -  uno degli strumenti del Commissariato Gen~rale
           per Je  Fabbricazioni di Guerra (COGEFAG, poi Fabbriguerra,  poi Miproguerra,
           vds oltre).  Fra le conseguenze non positive di tali consorzi possono ricordarsi:  a)
           elevatezza dei prezzi legata alla necessità di garantire un margine anche a chi aveva
           costi più elevati (produttore «marginale»); b) limitato incentivo a ridurre i co:;ti sia
           per la ragione ora detta sia in conseguenza della garanzia a tutti i consorziati di un
           minimo di produzione e smercio; c) inconvenienti propri della centralizzazione de-
           gli ordini quali sfasamenti tra produzione e consumo, giacenze presso le  aiiend~
           ritardi nelle conseguenze; d)  frantumazione degli ordini tra un grande numero di
           aziende e in base a quote predeterminate tale da costringere a lavorazioni inutilmen-



           (40)  lvi p.  592.
           (41)  Per la ricostruzione dell'iter: A.  Pirelli Taccuini cit. pp. 381-382 (17-18 dicembre 1942) e soprat-
               tutto pp.  418-423  (colloquio col cudinale Maglione 26 marzo  1943).
           (42)  Per argomenti di questa sezione (soprattutto consorzi, disciplina dei nuovi impianti, cartelli agro-
               industriali, corporazioni e commercio estero) sono fondamentali i lavori di l.ouis Franck (talora
               anche Franck Rosenstock) utilizzati solo da alcuni fra gli autori qui citati come R. Sarti, G. Gua-
               lerni,  P.  Ciocca-G.  'lbniolo,  L.  Zani,  R.  Romeo.  Si veda la recente  raccolta di saggi di-I.Duis
               Franck Il corport~tivismo e l'economia dell'ltlllia foscisfll a curti di N. Tranfaglla, 'lbrino, Bollati e
               Boringhieri 1990.


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