Page 50 - L'Italia in Guerra. Il primo anno 1940 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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etiopica. E d'altra parte i sacrifici economici dell'autarchia erano compensati dai guada-
              gni. Autarchia e corporativismo riunirono gruppi affaristici precedentemente contrastan-
              ti in una rete di interessi che erà il riflesso economico della Union sacrée sotto la bandie-
              ra del nazionalismo aggressivo. L'autarchia era il trionfo della conservazione economica
              perché garantiva ad ogni gruppo di interessi precostituito uno spazio corrispondente allo
              status e ai risultati raggiunti in precedenza. Essa eliminava la mobilità sociale e le mag-
             giori occasioni di espansione economica che forse sarebbero state possibili in un sistema
              meno irreggimentato.  Tuttavia assicurava ad ogni produttore già arrivato una quota fissa
             di mercato con profitti forse  non spettacolari ma interessanti e praticamente garantiti.
              In questo sistema chiuso, grande industria, grande proprietà terriera,  chiesa,  burocrazia
             ed anche un'ampia classe media di piccolo commercio e piccola proprietà erano gratifi-
             cate dalla soddisfazione psicologica data dalla consapevolezza di occupare posti e fun-
             zioni bene definite nell'economia nazionale.  D 'altra parte le masse operaie,  potenziali
             fonti di moto e disturbo--in  un simile sistema,  erano saldamente inquadrate e forse  in
             parte riconciliate dai primi modesti vantaggi di un incipiente «welfare state».  L'atmosfe-
             ra sociale era permeata dalla quiete figlia dell'immobilità, da quella certezza nei rappor-
             ti sociali che è spesso il fattore consolatorio e rassicurante degli ordinamenti economici
             senescenti»  (55).

                  Lo studioso nordamericano, scrivendo nel1971, aggiunge che «gli italiani no-
             stalgici ancora rimpiangono quel perduto senso di identità e di affinità pur talvolta
             deplorando le privazioni e il modesto standard di vita sperimentato durante il fasci-
             smo» (56). Non saprei quanto di tale acuta osservazione resti vero nell'Italia di que-
             sti anni Novanta, caratterizzata fra l'altro da rumorosa mobilità sociale (incompara-
             bilmente superiore a quella di altri Paesi) oltreché dalla scomparsa per ragione di
             età di molti nostalgici. La conclusione del quadro tracci~to da Sarti pare attagliarsi
             piuttosto ai grandi momenti di quiete caratteristici di talune società «cetuali», o me-
             glio «di stati», come quella tedesca in molti periodi del settecento e dell'ottocento
             (57) e che gli anni del fascismo «maturo» possono aver momentaneamente ricreato.
                  Venendo ad argomento più specifico, sarebbe interessante sapere con precisio-
             ne come autarchia e disciplina del commercio estero giocassero nella formazione dei
             prezzi interni, soprattutto in quelli di materie prime e manufatti interessanti la pro-
             duzione bellica.
                  A grandi linee le cose  andavano come segue.  ~importazione era favorita  nei
             limiti in cui serviva all'esportazione e solo  secondariamente,  spesso  anzi  mediata-
             mente, anche al riarmo.  Questo infatti veniva depauperato dall'esportazione di ar-
             mi, la quale tuttavia- fornendo valuta- alimentava l'acquisizione di materie pri-
             me poi immesse nuovamente nella produzione bellica. I prezzi interni delle materie
             prime d'importazione erano condizionati da fattori  molteplici.  In primo luogo  vi
             erano i dazi che tuttavia, quantunque elevati, influivano relativamente. Così sappia-
             mo che nel  1939 il prezzo estero di una tonnellata di acciaio greggio era di $ 27



             (.5.5)  R. Sarti cit. pp. 110-111. Per la penetrazione fascista nella classe operaia: Palmino Togliatti Lezioni
                 su/fascismo Roma,  Editori Riuniti  1970  (ma  Mosca  19.3.5)  pp.  9-10.
             (.56)  R.  Sarti ivi.
             (.57)  Mi-riferisco soprattutto alla Prussia e alla Germania del Nord. Per incidentali ma notevoli osser-
                 vazioni su sopravvivenze di sensibilità «cetuali• anche nelle campagne della Germania nazista:
                 Jean-Marie d'Hoop Prissonniers français et la communauté rurale allemande (1940-1945) in «Guer-
                 res  mondiales et conflits contemporains• (Parigi)  147/1987  pp.  .31-47  soprattutto pp.  42-4.3.

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