Page 49 - L'Italia in Guerra. Il primo anno 1940 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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sitari» divenuti specialisti dell'import/export con lineamenti tecnici non sempre faci-
li da ricostruire ma di intuitiva temperie morale (52);
- potenziamento dell'esportazione non solo con l'anzidetto ancoraggio all'im-
portazione, ma con vari marchingegni; permessi speciali extra contingente, premi
di vario genere, benefici fiscali (drawback, temporanea importazione e simili), con-
cessioni straordinarie di divisa estera ecc.; ·
-«allineamento» (cioè svalutazione) della Lira nell'ottobre 1936, approfittando
della copertura offerta dai clangori imperiali (53).
La nazionalizzazione del commercio estero, in uno con l'autarchia.(23 marzo
1936), con i salvataggi bancari del 1933 sfociati nelle due versioni dell'IRI (1933
e 1937) e con la riforma del credito (R.D.L. 12 marzo 1936 n. 375), rappresentarono
la più forte intromissione del potere politico nei fatti economici. Senonché, mentre
nel campo bancario o in quello dello Stato imprenditore esistevano o si crearono
strutture efficienti di matrice non politica (i cosidetti «<stituti Beneduce»), per il
plesso commercio estero~autarchia si preferl riciclare l'ingombrante macchina cor-
porativa. Qualunque cosa essa fosse stata nella mente dei suoi teoriCi e primi realiz-
zatori, certo è che nel1934, al momento stesso cioè in cui veniva completata in ogni
sua ramificazione, si configurava come area di sopravvivenza e approfittamento per
personaggi piccoli e meno piccoli del Regime. E se la classe economica fu tutt'altro
che contraria a questo riciclaggio, doveva avere le sue buone ragioni.
Alle ventidue Corporazioni variamente articolate si aggiunsero in pochi anni
centinaia di altri uffici e di cartelli destinati ad arricchire e completare la cosiddetta
«autodisciplina delle categorie». Con pratico realismo gli uomini d'affari non deplo-
rarono questo macchinario né chiesero l'accantonamento di nessuna sua ruota gran-
de o piccola (54). Si limitarono a penetrarlo ingraziandosene taluni componenti, in-
troducendovi propri uomini e accettando di presieder lo. attraverso la Commissione
Suprema per l'AMtarchia che altro non era se non l' Organo Centrale delle Corpora-
zioni creato da Volpi e che già comprendeva molti industriali. Anche eventuali aspi-
razioni fasciste a pianificazioni seriamente intese, quali non possono a priori esclu-
dersi fra i personaggi meno noti e meno corrotti, erano destinate ad arenarsi nel
groviglio di canali burocratici e di competenze parallele che una volta ancora giovò
soltanto al mantenimento delle posizioni precostituite.
In termini generali, ci sembra da condividere il meditato giudizio di Roland
Sarti:
«Negli sviluppi autarchici gli industriali ottennero sempre compensi adeguati ai sacrifici
cui erano sottoposti ( ... ) La politica autarchica era stata accetlllta dagli industriali (. .. )
anche perché trascinati dall'onda di nazionalismo che percorse il Paese durante la guerra
(52) F. Guarneri cit. I pp. 352 e sgg. Vedi anche Guido l.eto Ovra. Ftucismo-antifacismo Bologna,
Cappelli 1952 pp. 151-154. ·
(53) Oltre alle opere citate di F. Guarneri e di M. Paradisi e al rapporto per la Costituente di cui
alla nota 48, vedi: L. Franck cit. soprattutto pp. 132-136. Shepard B. Clough Storill JeU'economia
italianll Bologna, Cappelli 1965 (ed. or. 1964) pp. 324 e sgg. E specialmente It Sarti cit. pp.
104/112.
(54) Conferma del «realismo• industriale nell'articolo di Agnelli cit .. sopra a nota 30 in cui si propone-
va di affidare il controllo dell'esportazione appunto alle corporazioni definite corgani vigili e agili
delle industrie•! Giudizi negativi sulle corporazio~ nelle note private 25 agosto 1939 di E. Conti
cit. pp. 408-410; .
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