Page 42 - L'Italia in Guerra. Il primo anno 1940 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
P. 42
prescindendo anche dal diffuso inasprimento proprio di dazi quasi sempre «specifi-
ci» conseguito in modo meccanico alle cadute dei prezzi del dopo crisi, ricordiamo
il significativo caso FIAT-Ford. I tentativi della Ford di affacciarsi in Italia con sva-
riata veste e da ultimo anche attraverso l'acquisto dell'Isotta Fraschini, fallirono per
la persuasiva pressione esercitata da Agnelli su Mussolini e su varie comparse del
suo seguito come Bottai. Nel1928 Ford sembrava sul punto di irrompere nel merca-
to italiano con un aggiramento delle barriere tariffarie cui facevano riscontro «i pri-
mi cedimenti di autorità pubbliche e di gerarchie locali non insensibili( ... ) alla pro-
spettiva di un aumento dell'occupazione operaia, ma pure alle ragioni del clienteli-
smo municipale o dell'affarismo personale» (28). I primi interventi mussoliniani fu-
rono la chiusura d'autorità della fabbrica Ford di Trieste e la denegata autorizzazio-
ne dello stabilimento di Livorno, il tutto basandosi su disposizioni che disciplinava-
no il settore automobilistico come «basilare per la difesa nazionale». Trascurando
altri provvedimenti con cui fu ingigantita non solo la protezione doganale delle vet-
ture (fino a raddoppiarne il valore per le più potenti e ad elevarlo del 61,9% per
le altre), ma altresl quella dei motori e delle parti staccate (al fine di impedire l'im-
pianto di officine di montaggio); la definitiva estromissione della casa nordamerica-
na avveniva coi Decreti 18 novembre 1929 n. 2488 e 18 luglio 1930. Essi davano
al Governo la facoltà di intervenire in tema di nuove industrie in ogni parte del ter-
ritorio nazionale, secondo criteri correlati sempre alla difesa e demandando la rela-
tiva irl'(Vocabile pronuncia al Ministro delle Corporazioni Con tali strumenti sarà
represso un residuo tentativo di penetrazione nel1932. La vicenda, che aveva inte-
ressato privati ed autorità italiane muovendo considerevoli interessi economici e
corrispòndenti aspettative, era gestita da Mussolini con solerte partecipazione di
Bottai, Sottosegretario e poi Ministro delle Corporazioni dal novembre 1926 al lu-
glio 1932. Conseguiva per la FIAT la favorevolissima condizione di «monopolio
protetto» (29).
h- Esportazioni. Modeste e meno modeste, spesso di congiuntura, sempre basa-
te sul dumping, poi ancor più accentuato nell'epoca autarchica (premi di produzione,
drawback cioè rimborsi dei dazi sulle materie prime importate temporaneamente).
Per la FIAT già si verificavano almeno dal 1927 (30). Beninteso contavano anche
èapacità industriali, prontezza nell'occupare spazi lasciati liberi dalle Case estere:
vedi .collocamento sul mercato francese delle vetture di piccola cilindrata FIAT-
Simca colmando uno iato nella produzione dei giganti Renault e Citroen.
c- Commesse statali. Già considerevoli per la Marina e per l' Aereonautica ne-
gli anni Venti e primi degli anni Trenta, divennero importanti anche per l' Esercito, .
almeno dell'autunno 1938, con il varo dei programmi di artiglieria e col noto antici-
po del15% a fondo perduto sulle commesse in corso (31). Naturalmente la ripetuta,
· (28) V. Castronovo Giovanni Agnelli cit. p. 456.
(29) ~vi pp. 453-463.
(30) lvi pp. 451-453, 441-442, 522-534. Al riguardo vedi anche le tesi di Giovanni Agnelli Per la ripre-
sa delle esportazioni in «La Riforma Sociale» gennaio-febbraio i9 34 ora ripubblicato in L. Villari
«D capitalismo ecc.» cit. I pp. 229-312 (vedi oltrè nota 51) nonchè quelle di Dino Gardini Il piano
autarchico ivi II pp. 430-458 apparso in L. I.ojaconò «L'indipendenza economica dell'Italia» Mi-
lano, Hoepli 1937. Per alcuni dazi automobilistici Bruno Caizzi Storia dell'industria italiana Tori-
no UTET 1965 pp. 505-506;
40