Page 43 - L'Italia in Guerra. Il primo anno 1940 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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tassativa ingiunzione di servirsi della sola industria nazionale per l'allestimento di
materiale bellico e di restringere l'importazione in valuta (32), comportava spese ec-
cezionali per lo Stato e margini cospicui per i produttori. Qualcuno ha calcolato per
esempiò che le navi da battaglia tipo «Littorio», se allestite dall'industria francese,
sarebbero costate circa la metà. Ai guadagni delle commesse si aggiungevano quelli
dell'esportazione di manufatti bellici molto incoraggiati, per ragioni valutarie, dopo
la fine delle Sanzioni. Né vanno dimenticati i profitti delle guerre d'Etiopia e di
Spagna.,Specialmente della seconda in quanto la prima era sopravvenuta con rapidi-
tà che rese inevitabili importazioni non solo di materie prime ma anche di manufat-
ti industriali dei Paesi non sanzionisti (ad es. materiale automobilistico nordameri-·
cano affluito direttamente in Africa orientale).
Tale panorama congiunturale favoriva soprattutto monopoli ed oligopoli, sog-
getti variamente consorziati, e in genere potentati con quote di mercato riservato
(vds. oltre). Ed è riconosciuto che, contrariamente a quanto in teoria dovrebbe acca-
dere, le posizioni di monopolio in Italia non favorirono né la ricerca né il rinnovo
degli impianti. Dilagò invece la «provincializzazione» del panorama industriale,
concordemente riconosciuta dagli studiosi (33). Puntuali riscontri emergono anche
nelle finora limitate indagini di settori particolari (34).
I.:indisponibilità alla guerra dell'industria e della finanza italiane è riflessa nel
notissimo Rapporto 5 agosto 1939 di Guarneri a Mussolini (35). Il Ministro per gli
Scambi e Valute sintetizzava anzitutto - con dosati miscugli di incenso e di velatu-
re critiche - le vicende monetarie, valutarie e della bilancia commerciale dal 1927
in poi. Constatava il pauroso disavanzo conseguito all'aver affrontato «avvenimenti
eccezionali di portata storica» sia sul piano internazionale (Etiopia, Spagna, Sanzio-
ni, crisi centro-europee del marzo e settembre 1938 e del marzo 1939, Albania) sia
su quello nazionale (sfavorevoli campagne agricole del19 36, potenziamento dell'Im-
pero, autarchia, riarmo, politica razziale). Proclamava quindi l'urgenza di rimedi co-
sì alternativamente indicati: a) abbattimento del fabbisogno valutario contraendo
le importazioni e rinunciando apertamente al riarmo; b) svalutazione monetaria ma-
scherata con creazione di un doppio mercato basato su una semilibertà. dei cambi
che, ancora una volta scoraggiando ulteriormente le importazioni, avrebbe dovuto
salvare la residua riserva. Ma a parte la difficoltà del raffigurarsi della soluzione b)
in tutti i suoi risvolti tecnici e psicologici, è chiaro che entrambe non avrebbero po-
(31) Fra i vari contributi: il mio Un inten~ento di Badoglio e il mancato rinnovamento delle artiglierie
italiane in «<l Risorgimento» (Milano) 2/1976 pp. 117-172. Andrea Curami, Fulvio Miglia L'Ansai-
do e 14 produzione bellica in AA. VV. «L'Italia nella seconda guerra mondiale e nelle Resistenza»
Milano, Angeli 1985 pp. 257-281 e testi ivi cit. nonchè L. Ceva, A. Curami La meccanizzazione
dell'esercito italiano dalle origini al1943 (2 voli.) Roma SME Ufficio Storico 1989 specie II doc
49/a.
(32) Felice Guarneri,&ttaglie ec()nomiche Milano, Garzanti 1953 (2 voli.). V. esemplificativamente
II pp. 214 e sgg.. ·
(33) R. Romeo Breve storia del/4 grande industria in Italia 1861-1961 Milano, Il Saggiatore 1988 (prima
ed. 1961) pp. 151-152 e passim. ,
(34) Ancora L. Cevà, A. Curami La meccaniwuione ecc. cit. e per l~ronautica, Id. Air Army and
Aeronauticallndustry in ltaly 1936-1943 relazione in corso di pubblicazione al Lubftltriegfiihrung
im Zweiten Weltkrieg. Ein lnternationa/er Vergleich, Friburgo 1988. Per l'artiglieria soprattutto A.
Curami, F. Miglia L'Ansa/do ecc. cit. ·
(35) F. Guarneri cit. II pp. 394-411.
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