Page 84 - L'Italia in Guerra. Il primo anno 1940 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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ne avevano cinque, di cui due di medio calibro; possedevano 1/4 delle armi di ac-
compagnamento e controcarro di quelle francesi e 1/9 di quelle tedesche.
~ tre divisioni corazzate erano tali solo di nome in quanto armate con un mo-
desto numero di carri leggeri, privi di cannone e decisamente inferiori ed impropo-
nibili in qualsiasi confronto, ai carri francesi da 6, 10 e 23 tonnellate, ai carri tede-
schi da 6 a 20 tonnellate ed a quelli britannici da 10 e 26, tutti armati di éannone.
All'inizio del conflitto si era perciò in una netta situazione di inferiorità rispet-
to agli altri eserciti per qualità di carri, malgrado l'esperienza fatta in Spagna che
aveva portato a constatare che il carro doveva assolutamente essere armato di canno-
ne, e non del limitato calibro 3 7 che dotò i nostri primi 70 M/39.
. Anche requisendo tutti gli autocarri civili, sarebbe inoltre mancato il 50 per
cento degli automezzi necessari a completare gli organici. L'artiglieria contraerea di-
sponeva di sole 38 batterie, di cui 23 residuate dalla prima guerra mondiale, e di
poche altre negli scacchieri africani.
I richiami effettuati per completare le divisioni in Libia e nell'Egeo, la 6a Ar-
mata e le Divisioni Alpine, nonché per portare al 70 per cento il personale delle
Armate·1a e 4a ed al60 per cento quello delle altre Armate 2a e sa, avevano esauri-
to nel maggio 1940 le serie di vestiario disponibili.
Nel campo del morale i militari, all'infuori dei massimi esponenti, erano disci-
plinatamente agnostici. ,
· Per spirito professionale avevano seguito con interesse le operazioni tedesche
in Polonia, ammirato l'eroica difesa dei finlandesi ed invidiato le fulminee vittorie
germaniche in Francia. Si erano preoccupati della inattesa e clamorosa disfatta del-
l'esercito francese, che sapevano assai più forte del nostro, poiché essa dava loro una
palese sensazione dell'insufficienza degli armamenti italiani per condurre una guer-
ra moderna, insufficienza della quale erano già consci. Perciò non desideravano l'in-
tervento, pur essendo pronti a fare il loro dovere allorché il Sovrano l'avesse ordina-
to, è non nutrivano particolari apprensioni per la incoerente politica mussoliniana,
per la fiducia che nutrivano nell'azione moderatrice del vecchio maresciallo Ba-
doglio. · '
D'altronde, fino ad allora, Mussolini aveva conseguito nel campo politico-
militare soltanto successi, apche quando aveva agito in contrasto con l'opinione e
i timori altrui, sia pure obiettivamente fondati. Perciò in quanti non condividevano
. la sua opinione sussisteva comunque il dubbio che potesse anche allora avere ragio-
·ne. Era una sensazione che nulla aveva ancora diradato o dissolto. Quando Mussoli-
ni enunciava una decisione, coloro che le ascoltav.ano __,_ non conoscendo il suo pen-
siero, che teneva celato ...:._ avevano l'impressione che fosse fondata su motivi a loro
ignoti, ma per lui invece chiaramente indicativi e probanti. Di fronte a lui le opposi-
zioni si smorzavano. Il fascino, che indubbiamente esercitava, e la dialettica costi-
tuivano la ·sua forza quantunque l'abbiano portato alla rovina, poiché lç privarono
del vantaggio che avrebbe potuto trarre da discussioni sincere e spassionate.
Considerazioni conclusive
Sono molte le conclusioni che si potrebbero trarre: di carattere etico, psicologi-
co, politico e professionale ..
Sembra tuttavia il caso di ribadire che l'inte,rvento dell'Italia in guerra nel
1940 maturò nella convinzione, assai prossima alla certezza, che il conflitto fosse
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