Page 90 - L'Italia in Guerra. Il primo anno 1940 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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sioni di osservazione tattica e fotografica, esplorazioni d'altura, sorveglianza costie-
ra, appoggio tattico estemporan~ e occasionate. ·
Contribuirono a creare ed alimentare le cause di queste visioni parallele anche
le «eretiche dottrine» del Douhet, che assegnavano impensatamente all'aviazione
con idee all'epoca giudicate troppo avanzate, un ruolo decisivo scalzando, ridimen-
sionando e limitando il monopolio d'importanza e partecipazione mantenuto fino
a quel momento dalle altre Armi. Questi aspetti vennero ritenuti inaccettabili dalla
tradizionale visione strategica imperante, perché offrivano in contropartita solo una
«fantomatica ed utopistica visione personale» che rivoluzionava ed eclissava in chia-
ve moderna una radicata e convalidata strategia militare.
Se a questo preoccupante aspetto di modificazione strategica si aggiungevano
anche le altre dottrine douhetiane per l'impiego tattico, suffragato autorevolmente
dai concetti di aerocooperazione del gen. Mecozzi - propugnatore ad oltranza del-
l'assalto e dell'appoggio tattico con le truppe terrestri e le forze navali -la visione
d'impiego aereo si allargava a dismisura poiché implicava ed ipotecava ulteriori pos-
sibilità dell'aviazione portanti ad integrare direttamente sul campo di battaglia l'a-
zione del fante e dell'artiglieria campale, a sostituirsi efficacemente al cannone con-
trocarro e antiaereo, ad esaltare le capacità d'azione dell'aggiramento verticale, da
attuare con paracadutisti e truppe aviotrasportate, a dimostrare efficacemente le
possibilità di demolizione a grande distanza sul mare contro corazzate e incrociatori
da bat~aglia, a contrastare l'insidia subacquea e controllare i mari, provvedere con
grande celerità a soddisfare le esigenze logistiche, attuare sollecitamente l'esplora-
zione a grande raggio e quella tattica fotografica ravvicinata; solo allora finalmente,
si sarebbe compreso pienamente cosa rappresentava nel suo insieme l'aviazione mo-
derna, cosa significava realmente il pensiero illuminante della nuova filosofia milita-
re, come doveva realizzarsi il ruolo multiforme che l'aviazione poteva esprimere ed
assolvere egregiamente su tanti presupposti d'impiego.
Le forze contrapposte nel ~atro del Mediterraneo
Alla data dellO giugno 1940 l'Italia disponeva in totale di 5.240 velivoli; ma
di essi solo 4.000 erano velivoli bellici e non tutti di utile impiego.
· Le forze aeree italiane dislocate nel territorio metropolitano comprendevano
infatti 3.296 velivoli di cui 2.350 presso i Reparti d'impiego. Di questi ultimi solo
l. 796 erano pronti al combattimento ed erano cosl ripartiti: 783 velivoli da bom-
bardamento, 594 da caccia e assalto, 268 da osservazione aerea e 151 da ricognizio-.
ne marittima.
Le forze aeree italiane inoltre disponevano di circa 300 velivoli bellicamente
efficienti in Libia e di altri 350 circa in Africa orientale. In pratica l'Italia all'.inizio
delle ostilità, poteva contare solo su poco più di duemila velivoli di «pronto impie-
go» e circa duemila equipaggi «pronti al combattimento».
Molto del materiale aeronautico italiano, però, era già tecnicamente superato
e nòn idoneo ad una guerra contro un nemico dotato di mezzi moderni. L'industria
aeronautica italiana, pur godendo di un altissimo prestigio, non era all'avanguardia,
· specie nel campo dei motori e degli equipaggiamenti di bordo. Mancando inoltre
di riserve e di materie prime, non poteva assicurare un rapido rinnovamento e po-
tenziamento della linea di volo. ·
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