Page 93 - L'Italia in Guerra. Il primo anno 1940 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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sure cautelative, le solite precauzioni per prevenire sorprese spiacevoli e contropro-
ducenti. Ci fu nell'opinione pubblica italiana una grande delusione! Chi passò al-
l'offensiva fu invece il nemico!
Le operazioni di guerra iniziarono alle prime ore del giorno 11 e si manifestaro-
no da parte italiana con voli di ricognizione sulle zone interessate, in ossequio a
quanto stabilito dallo S.M.G. sulla strategia di guerra da adottare.
Diverso dall'atteggiamento italiano cauto e prudenziale fu quello inglese, poi-
ché sin dal primo giorno di guerra, il primo ministro inglese Winston Churchill pre-
se la decisione di attaccare e colpire duramente l'Italia. Al proposito ci furono delle
intese per una collaborazione tecnica con le autorità francesi circa il rifornimento
dei bombardieri della RAF e l'uso di aeroporti trampolino della Provenza, ma le
proposte inglesi cozzarono contro una certa ostilità da parte del primo ministro
francese Reynaud. Meno ostile la Marine Nationale che aveva programmato una
scorreria contro Genova appoggiata da aerei inglesi «Swordfish». Perplesso e con-
trario in linea di principio era anche il Capo di S.M. dell~rmèe de l'Air gen. Vuelle-
min che temeva ritorsioni italiane. Nel pomeriggio dell'H giugno, in ossequio alla
politica offensiva di Churchill, giungevano a Salon en Provence i primi bombardieri
«Wellington» destinati ad attaccare l'Italia. Il loro compito era di attaccare le offici-
ne aeronautiche Caproni di Taliedo vicino Milano. Poiché nel corso della giornata
non si erano registrati da parte italiana attacchi aerei ed episodi di politica offensiva
ed ostile nei confronti della Francia, i francesi ne trassero la convinzione che la si-
tuazione generale avrebbe potuto mantenersi in una politica di prudente cautela
quale gli italiani avevano evidentemente instaurato e che i responsabili francesi non
desideravano affatto alterare. Alla sera dell'H quando i bombardieri inglesi si appre-
stavano a decollare per la loro prima missione d'attacco sull'Italia, i francesi sbarra-
rono improvvisamente le piste e misero soldati armati nei pressi dei bimotori «Wel-
lington» per impedire il decollo.
In tale difficile situazione e visti inutili i tentativi inglesi di ottenere diploma-
ticamente via libera, venne avvisato della situazione creatasi il Comando Bombar-
dieri di York' e Churchill in persona ordinò di aggirare il problema facendo partire
direttamente dall'Inghilterra altri bombardieri per colpire l'Italia.
Vennero prescelti 36 bombardieri «Withley» e gli obiettivi dell'attacco erano
questa volta gli stabilimenti FIAT di Torino.
Il carico di bombe venne volutamente ridotto per favorire un maggiore quanti-
tativo di carburante, considerando che la missione da svolgere era ai limiti dell'auto-
nomia operativa. Le cattive condizioni di tempo incontrate lungo la rotta· e la non
eccessiva esperienza di navigazione notturna degli equipaggi, consigliarono il rien-
tro in Inghilterra di una ventina di bombardieri. Gli altri alla spicciolata raggiunse-
ro Torino e dintorni e sganciarono le bombe senza eccessive preoccupazioni di mira,
causando una quindicina di morti e una trentina di feriti. Lo scopo di Winston
Churchill era stata raggiunto e il dado era orm~i tratto! .
La prossima mossa toccava ora allhronautica italiana.
Il giorno 12 mattina la R.A. passò all'offensiva. Furono attaccati obiettivi in
Tunisia e, nella stessa giornata, «BR 20», dell3° Stormo B.T. decollati da San Da-
miano di Piacenza attaccavano Tolone.
Le ricognizioni, gli attacchi e le incursioni proseguirono da ambo le parti nei
giorni successivi sino al 21 giugno, data in cui le truppe del Gruppo Armata Ovest
passavano all'attacco su tutto il fronte alpino.
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