Page 97 - L'Italia in Guerra. Il primo anno 1940 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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gli  inglesi conoscevano  sollecitamente con l'ausilio del  radar a terra e  della radio
          montata sui velivoli.                 '
               Una situazione molto difficile dunque e di problematica soluzione col materia-
          le di volo disponibile, le attrezzature di bordo utilizzate, la mancanza di equipaggia-
          menti radioelettrici e d'armamentò idonei a combattere se non in condizioni di con-
          fronto  accettabili,  almeno  meno gravosi sul piano umano e tecnico.   ·
               1110 settembre  1940 veniva ufficialmente costituito il  Corpo Aereo  Italiano
          -  CAI  -  posto al  comando del gen.  S.A.  Rino  Corso Fougier.
               Complessivamente il CAI avrebbe avuto una forza di oltre 200 aeroplani sud-
          divisi fra 80 "FIAT BR.  20/M",  50  "FIAT CR.  42'',  45  "FIAT G.  50",  12  "Ca.
           133/T", 9 "Ca. 164'', 6 "Cant. 1007/Bis", un "SM. 79/TP" ed una forza complessi-
          va  di 4.000/4.500 uomini fra  piloti,  specialisti,  avieri,  ufficiali,  sottufficiali, gra-
          duati, operai.
               Il giorno  11  settembre iniziavano le  prime partenze in  treno del personale e
          del materiale, che avevano  termine il giorno 24 con l'impiego di oltre un migliaio
          di vagoni ferroviari merci e di circa 150 vetture per passeggeri. Il 25 arrivava anche
          il gen.  Fougier che prendeva possesso della sua carica nella sede di comando desi-
          gnata, fatto oggetto degli onori militari da parte di una compagnia della Luftwaffe
          con musica e bandiera.                                                 ·
               Una prima sgradevole impressione sulla diversità della regolamentazione aerea
          e sulla rigidità d'applicazione di metodi e di procedure sulla navigazione aerea esi-
          stenti fra Italia e Germania, toccò proprio al gen. Fougier durante il volo di trasferi-
           mento dall'Italia al Belgio.  Il suo "SM. 79/TP" giunto a Monaco venne impedito
          a proseguire il volo dalle autorità dèlla Luftwaffe in quanto privo di riscaldamento
          al  tubo di Pitot e perché sprovvisto di impianto antighiaccio sulle  ali.
               Fu giocoforza proseguire il viaggio per Bruxelles con uno ''Ju. 52" messo a di-
          sposizione dall~viazione tedesca. Ma la sorte che subirono gli apparecchi del CAI
          durante il volo di trasferimento dall'Italia fu ancor più drammatica perdendo nume-
          rosi velivoli.
               Il CAI iniziò la sua attività operativa il 20 ottobre con 202 velivoli e fu richia-
          mato in patria il 21  dicembre.
               A quella data - 21 dicembre - il Corpo Aereo Italiano in Belgio aveva supe-
           rato tutte le gravi difficoltà incontrate, si stava assuefacendo discretamente alla si-
           tuazione climatica, ambientale,  meterologica, tecnica e logistica; aveva completato
          con fatica e tenacia una complessa e articolata organizzazione di servizi di ogni ge-
           nere,  aveva addestrato buona parte dei suoi aviatori al volo.  Senza visibilità e alle
          procedure  di  navigazione,  aveva  acquistato  una  preziosa  esperienza  tecnica .e  di
          guerra superando con una grande forza d'animo e non comune volontà ogni insuffi-
          cienza emersa a livello professionale, materiale, di sicurezza, radioelettrica, logisti-
          ca,  tattica e dottrinaria a livello operativo.
               Un nuovo mondo di arte aerea sconosciuto ma prevedibile si era aperto di col-
          po agli occhi degli aviatori italiani e l'impatto psicologico iniziale si era gradualmen-
          te trasformato in curiosità mista a scettismo prima, in interesse e convinzi<Jne suc-
          cessivamente, allorché tutti si resero conto che taluni problemi latenti e irrisolti an-
          davano invece  affrontati,  conosciuti e definiti.  Erano questi gli aspetti naturali e
          tecnologici di una guerra aerea moderna che rifuggiva e contestava le improvvisazio-
          ni e la superficialità poiché nella posta erano in gioco i Jisultati del conflitto e la
          vita  degli  uomini  che  lo  combattevano  ed  occorreva  essere  preparati  per parte-
          ciparvi.

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