Page 96 - L'Italia in Guerra. Il primo anno 1940 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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Fiihrer l'appoggio militare italiano ed in particolare della Marina e dellhronautica,
             nella convinzione di cementare ancor più militarmente l'alleanza politica "e dare un
             più idoneo significato comune alla lotta dell~sse contro le «potenze demoplutocra-
             tiche». Tutte bellissime frasi e proponimenti che però contrastavano irriducibilmen-
             te con le realtà dell'impreparazione bellica italiana, ingenerando un risultato diame-
             tralmente opposto a quello che ci si riprometteva di ottenere da tale esperienza di
             guerra. Si aveva però fiducia, pur considerando obiettivamente i limiti e le deficien-
             ze  tecniche del materiale italiano, che una accurata selezione del personale,  scelto
             fra i più preparati dellhronautica per attitudini militari, professionali, morali, uni-
             tamente alla scelta di ciò che di meglio  offriva come materiale di volo  l'industria
             nazionale,  avrebbe compensato sotto il profilo umano eventuali lacune qualitative,
             per non sfigurare al confronto con l'aviazione germanica; si nutriva ancora maggiore
             fiducia  in alto,  che nel  momento della verità,  rappresentata dal confronto diretto
             con l'aviazione inglese, i piloti italiani avrebbero dimostrato a sufficienza il loro va-
             lore,  la loro capacità e volontà a battersi,  la loro abnegazione a sacrificar_si  anche
             se operanti in condizioni di menomazione tecnologica al confronto col tanto-decan-
             tato ma veritiero materiale di volo britannico. Un risultato questo basato essenzial-
             mente sulle qualità morali e volitive cui sicuramente gli aviatori italiani non sareb-
             bero venuti mai meno:  un dato di fatto  accertato e da sempre sicuro,  contro Ùna
             ugualmente certa superiorità materiale.         .
                  Il problema più difficile da risolvere per lo  S.M.  fu  la scelta del materiale di
             volo  da  inviare  in  Belgio  e  valutare  il  grado  di  preparazione  dei  piloti  e  degli
             equipaggi.
                  Per la caccia furono scelti i FIAT "G. 50" e "CR. 42" anche se dotati di mode-
             sta potenza motrice, insufficiente armamento, modesta velocità; insufficiente auto-
             nomia e tangenza, oltre alla conformazione ad abitacolo aperto,  che richiedeva ai
             piloti gravosi sacrifici operando con  temperature esterne di meno  15°/20°.
                  Per  la  categoria bombardieri la  scelta cadde sul  "BR.  20/M"  bimotore  me-
             tallico.            ,
                  Si sapeva per certo che la RAF impiegava di norma "Spitfire" ed "Hurricane"
             contro i "Messerschmitt" della Lutfwaffe e le valutazioni t~cniche degli esperti in
             combattimento aereo dello S.M.R.A., presentavano i due velivoli inglesi con veloci-
             tà oscillanti fra i 540/570 krn/h, con identico armamento basato su 8 armi calibro
             7,7 e tangenza sui 10.000 metri, cui si contrapponeva il "BF.  109/E" con due sole
             armi cal. 7,92 integrate però da due cannoni da 20 mm, velocità km/h 550 e tangen-
             za sui 10.500 metri: tre velivoli che si equivalevano quindi per caratteristiche tecni-
             che e belliche ed il cui confronto era da considerarsi accettabile ed equilibrato sotto
             ogni punto di vista.  Poteva però tale confronto considerarsi accettabile anche per
             i velivoli italiani? La risposta è no!  La minore tangenza operativa dei "BR. 20/M"
             non superiore ai 4.500/5.000 metri, avrebbe costretto i caccia di scorta a volare a
             quote  solo leggermente  superiori ai bimotori da bombardamento,  col risultato di
             menomare notevolmente le possibilità di manovrare in combattimento, di dover su-
             bire gli attacchi dall'alto portati dalla RAF in condizioni di superiorità e di concede-
             re invariabilmente, in tali condizioni d'impiego, la sorpresa tattica all'avversario. A
             questi elementi era necessario aggiungere la minore velocità (almeno 100 krn/h più.
             bassa), il minore armamento, le difficoltà di poter comunicare tempestivamente sen-
             za peraltro ricevere informazioni utili per il combattimento per sapere la quota alla
             quale si trovava l'avversario, la sua posizione e consistenza: tutte cose utilissime che

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