Page 133 - L'Italia in Guerra. Il secondo anno 1941 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
P. 133
desiderio di pace: un campanello d'allarme così pericoloso quest'ultimo, da
far scrivere '' ... un più approfondito esame del fenomeno fa pensare ad un pericolo-
so stato d'animo pacifista se non nella totalità, certo nella maggioranza degli italia-
ni .... " Desideri che diventarono nel corso dell'anno, aspirazioni e invocazioni,
prima frequenti, poi reiterate e infine generali: l'incalzare dei termini utiliz-
zati rende inequivocabile l'atteggiamento delle masse verso la guerra. La
quale, se prima era stata accettata per i "supremi interessi" della Nazio-
ne, fu progressivamente rifiutata: si passò dalla speranza che essa termi-
nasse (a gennaio: "finisse almeno presto"), alla condanna e all'esecrazione
(a maggio: "maledetta guerra"; ad agosto: "terribile flagello"; ad ottobre: "mas-
sacro della gioventù").
I continui disagi, le difficoltà economiche, le restrizioni alimentari,
le latitanze dell'apparato statale nell'assistenza, i razionamenti, portarono
dal mugugno alla contestazione, fino all'aperta rivolta: anche le relazioni
del S.l.M. annotano i tumulti scoppiati a partire da settembre, in quasi
tutta Italia, per la mancanza di pane.
Alle difficoltà e alle preoccupazioni di ogni genere, alle quotidiane
lotte per la sopravvivenza, avvertite soprattutto nei ceti meno abbienti e
in quelli a reddito fisso - che per la continua inflazione, per gli accapar-
ramenti e per la comparsa del mercato nero videro diminuire sempre più
il potere d'acquisto dei loro magri salari- si assommarono il terrore per
i bombardamenti e il timore di una prossima invasione.
In un quadro generale così rovinoso, parenti e amici incominciarono
a tentare i cittadini in armi: farsi furbo, imboscarsi, fingere malattie inesi-
stenti o procurarsi piccole infermità per sfuggire alla guerra, furono inci-
tamenti che rivolsero con sempre maggiore frequenza nelle loro lettere.
Le scarse corrispondenze che spronavano a ''fare il proprio dovere" fu-
rono dirette ai combattenti in prima linea; ma esse non possono fuorviare
il giudizio generale, sia per illimitato rapporto numerico, sia per la pro-
venienza (è lo stesso censore, talvolta, a inficiarne la validità, attribuendo-
le al "sentimento" di padri che sono già stati combattenti nella prima guerra
mondiale).
Per quanto riguarda strettamente il soldato al fronte e i suoi malesse-
ri, all'inizio del 1941 egli soffrì soprattutto per i disagi sopportati dalla
famiglia lontana (che non poteva aiutare e che sapeva non assistita ade-
guatamente dallo Stato), e per lo sfavorevole sviluppo delle operazioni mi-
litari. Lo spirito combattivo era ancora integro e il morale alto; con il passar
dei mesi, anche in lui, però, cadde il consenso per la guerra e per i capi.
l 131

