Page 136 - L'Italia in Guerra. Il secondo anno 1941 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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indisciplinate e facevano di tutto per imboscarsi o per evitare il servizio
militare (frequenti i casi di autolesionismi, attuati, ad esempio, con l'e-
stirpazione dei denti); l'amor di Patria, in esse che erano le classi di leva
nate ed allevate dal fascismo, era scarsamente sentito. Il loro atteggiamen-
to provocò violenti malumori nei veterani al fronte, che inutilmente le at-
tendevano per essere avvicendati. I richiamati erano altrettanto indisciplinati
e si lamentavano in continuazione: per la disparità del trattamento econo-
mico (succedeva che nella stessa città o nella stessa caserma, l' assegnazio-
ne a reparti diversi comportava assegni più o meno congrui), per i disagevoli
accantonamenti, per il rancio, per l'equipaggiamento, per l'uniforme. Delle
truppe presidiirie, territoriali, e di quelle in genere dislocate in Italia, fu
più volte stigmatizzato. lo stato di rilassamento.
Il segnale più pericoloso giunse dalle truppe operanti: la frattura, la
disarmonia fra soldati e ufficiali ai fronti fu tale da provocare la circolare
già citata di Scuero: il malcontento dimostrato verso gli ufficiali più gio-
vani, le incomprensioni, le proteste e le critiche - che si spostarono dai
propri comandanti alle alte gerarchie militari -, furono il segno più evi-
dente di una crisi profonda dell'affiatamento tra capi e gregari.
La caduta del consenso nelle truppe si trasformò in caduta di valori.
Di ciò si trova riscontro in altre fonti documentali; una sommaria analisi
dei promemoria presentati al Duce sulla giustizia militare - resoconti chiesti
e voluti dallo stesso Capo del Governo - mette in luce un crescente di
reati commessi: in progressione, si parte dai circa 300 procedimenti setti-
manali in gennaio, per giungere a medie di 600 condanne (ed oltre), sem-
pre settimanali, pronunciate dai Tribunali Militari nei mesi di settembre-ot-
tobre < 16>. La maggior parte dei delitti commessi riguarda le diserzioni
(20%) e i furti (2 5 % ): proprio quei reati che denotano perdita di valori, e di
attaccamento e di rispetto verso l'Istituzione. In altre parole: "non consenso".
Propaganda
È un insieme di attività che un gruppo organizzato promuove, utiliz-
zando particolari metodi e strumenti, per informare le masse secondo fini
o scopi prestabiliti. Questi ultimi si identificano in una tesi, contenuta nel-
la informazione, che deve raggiungere ed orientare il maggior numero di persone.
A questo punto l'informazione, da semplice comunicazione, diventa messag-
gio pubblicistico per la formazione dell'opinione pubblica. O propaganda < 17>.
(16) A.U.S.S.M.E., Fondo H9, busta 10.
(17) Rimandiamo aJacques Ellul, Storia della Propaganda, Napoli 1963, per ulteriori ap-
procci alla propaganda e alla sua storia.
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