Page 135 - L'Italia in Guerra. Il secondo anno 1941 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
P. 135

Questa compattezza, questa saldezza di unione e di intenti si sfaldò
           dopo un anno di guerra, per una serie di spaccature insanabili che venne-
           ro a prodursi all'interno del Paese, tra il Paese e i militari, tra i militari stessi.
               All'interno del Paese, disagi e sofferenze incrinarono l'idilliaca unità
           che aveva prodotto le folle oceaniche: i ceti più poveri riscoprirono il con-
           fronto e la sopita lotta di classe.  "Chi ha danaro trova tutto" fu l'espressio-
           ne,  ripetuta in molte altre forme,  che degenerò  nell'astio -  sottolineato
           con cura dal censore -  contro i ricchi.  Non fu  solo la constatazione di
           una diversità economica, che esplose perché alcuni sciupavano e spreca-
           vano, in momenti in cui molti si ribellavano per la riduzione della razione
           di pane, per gli accumuli, per gli accaparramenti, per le irregolari distri-
           buzioni di generi tesserati, per le file sempre più lunghe davanti a negozi
           sempre più vuoti. La lotta, dalle privazioni e dalle sofferenze patite, si tra-
           sferì man mano sul piano politico e ideologico:  a  febbraio,  numerose le
           espressioni violente contro il Capo del Governo, il Partito, i gerarchi; ad
           aprile le  accuse senza mezzi termini contro i privilegiati ("fascisti"  e  "si-
           gnori"  stanno a casa);  a maggio,  la conclusione ("la guerra  è fatta solo  dai
           poveri");  a luglio,  aspre allusioni ("gerarchi profittatori");  a settembre, pro-
           positi  di  vendetta  ("ci  vorrebbe  il plotone  d'esecuzione").
                Non si ritrova più nelle lettere nemmeno la fiducia generalizzata nel
           Duce dell'anno prima, quando era convinzione comune che egli avrebbe
           risolto  tutti i  problemi,  bene e  in fretta.
                La diversità invase anche il piano intellettuale: se gli "ignoranti" mo-
           stravano una fatalistica rassegnazione, i  "colti" ostentaroro disinteresse.
           O protervia, come nel caso degli universitari, che negli Istituti reclamav~­
           no  il  "18"  e  nelle  caserme  pretesero  privilegi.
              .  Tra il Paese e i militari la spaccatura diventò altrettanto profonda;
           i combattenti avvertirono sempre più il disinteresse e l'indifferenza genera-
           le  per la  loro  sorte, é sempre più ne  parlarono  nelle  loro  lettere,  fino  ad
           esprimere pesanti critiche nei confronti dello Stato e delle sue organizzazio-
           ni.  Un disinteresse  che trova talvolta  dolorosa  conferma anche  nelle  sor-
           prendenti e inspiegabili dichiarazioni di alcuni vertici. Guzzoni, il 7 gennaio
           1941, nella riunione tenuta con i Capi di Stato Maggiore, ebbe ad afferma-
           re -  a proposito del concorso dei tedeschi in Africa Settentrionale -  " ...
           Mentre è possibile -per ragioni varie,  non ultime quelle morali (sic!) -  impiega-
           re le nostre truppe allo sbaraglio altrettanto non si può fare con quelle alleate ... ".
                La  crisi si  ebbe, infine, all'interno stesso delle istituzioni militari: le
           reclute che si presentavano alle armi erano sempre più fiacche, svogliate,


                                                                              133
   130   131   132   133   134   135   136   137   138   139   140