Page 144 - L'Italia in Guerra. Il secondo anno 1941 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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la dispersione di ingenti forze su fronti agli antipodi, l'offesa portata dai
              bombardamenti nel Paese,  la  perdita del  controllo  del  mare  nostrum  e le
              conseguenti difficoltà di trasporti  e  avvicendamenti  sul fronte  africano,
              l'applicazione delle leggi razziali (che, fra l'altro, portarono a turbamenti
              fra  le  fedeli  truppe coloniali),  la  carenza di materie prime (e,  quindi,  la
              deficienza di armi, di mezzi, di equipaggiamenti) era difficile persuadere
              le masse sulla certezza della vittoria finale  e sapeva di ridicolo lo  slogan
              "Ritorneremo", lanciato all'indomani della sconfitta in Africa  orientale.
                   Altrettanto inefficaci appaiono i provvedimenti assistenziali e di be-
              nessere messi in atto,  che avrebbero dovuto aprire le  porte alla penetra-
              zione del messaggio ideologico. L'Ufficio Propaganda conosceva alla perfe-
              zione  tutte le  carenze e le  disfunzioni,  attraverso  i  notiziari informativi
              e le relazioni mensili delle Unità al fronte e territoriali. Il vertice non sep-
              pe sviluppare piani organici sulla base delle esigenze prospettate, ma sol-
              tanto attuare provvedimenti temporanei e di emergenza; forse sarebbe più
              giusto  dire che non gli fu  possibile,  poiché non  disponeva  né dei  mezzi
              finanziari né della autorità necessaria per rendere concreti i provvedimenti.
              E neanche aveva possibilità decisionali,  accentrate sempre dal  Duce,  di
              qualsiasi  natura fossero.
                   Fanno molto riflettere alcune decisioni prese dal Capo del Governo
              in materia di assistenza e propaganda. Ne cenniamo alcune, perché siano
              ben  chiare le  sue  responsabilità  di  Capo  anche in questo  campo.
                   Il 19 giugno 1941 egli non volle che sulle cartoline in franchigia fos-
              sero riportate frasi tratte da suoi discorsi che, a detta dell'Ufficio Propa-
              ganda, potevano essere gradite ai combattenti e quindi di  utile efficacia
              sul loro  morale (33>.  Una strana e tardiva  ritrosia.

                   Nessun commento espresse in aprile, a proposito dei provvedimenti
              di esonero, quando gli fu  fatto presente che su due milioni di mobilitati,
              un milione circa era esonerato, o comandato, o impiegato presso le indu-
              strie:  eppure egli ben sapeva quanto malcontento la  questione suscitasse
              nel Paese e, in altre occasioni, aveva preso dure posizioni contro tale mal-
              costume <3 4>.
                   A giugno, egli autorizzò l'acquisto, per la cifra di 3 milioni e mezzo,
              di un villino,  da  destinare ad alloggio  di  rappresentanza per il  Capo di



              (33)  A.U.S.S.M.E.,  Fondo  H9,  busta  10.
              (34)  Il  promemoria (in A.U.S.S.M.E., Fondo H9, busta  10) scaturì da una richiesta  di
                   esoneri  avanzata  dalle  Organizzazioni Sindacali  per i  propri dipendenti.


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