Page 155 - L'Italia in Guerra. Il secondo anno 1941 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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il concetto, fin troppo chiaro già nel  1941, che i tedeschi non avrebbero
           minimamente aiutato gli italiani né avrebbero concesso loro quei compensi
           territoriali che l'Italia voleva e che Mussolini si era impegnato con il po-
           polo  italiano  ad ottenere.
                Nel corso delle  trasmissioni  furono  messe molte volte  in dubbio le
            possibilità per l'Italia, come vassalla di una Germania vincitrice: a) di man-
            tenere i suoi possessi in Africa e persino Trieste <22);  b) di mantenere in-
            dipendente la sua economia; c) di poter condurre in porto le sue aspirazioni
           a controllare Gibilterra, Suez,  il Marocco e i Balcani; d) infine di mante-
            nere la  sua  stessa  esistenza come stato indipendente < 2 3>.  Il popolo italia-
            no doveva capire che la pretesa della Germania di costruire una comune
            civiltà con il Giappone e con l'Italia era solamente un espediente: una vol-
            ta ridotta la Penisola al ruolo di stato vassallo,  non si sarebbe più parlato
            di una comune civiltà che era tra l'altro impossibile da costruire tra due
            culture  così  storicamente  distanti  e  con  differenti  tradizioni  culturali.

                Nel quadro delle direttive generali sulle quali si basò la propaganda
            alleata  in Italia,  le  note  più esplicite,  più elaborate e  dettagliate  furono
            quelle del 24 novembre  1940 < 24>,  quando si analizzò dettagliatamente la
            situazione italiana: era chiaro per gli inglesi che se in Italia si fosse instau-
            rata una situazione di anarchia e di disordine, l'occupazione della stessa
            da parte dei tedeschi,  che  erano già massicciamente presenti,  in qualità
            di "alleati" nei posti chiave della struttura strategico-militare italiana, sa-
            rebbe stata facilitata,  a tutto svantaggio delle forze  democratiche alleate.
            Anche  se  l'occupazione  dell'Italia  avesse  rappresentato l'apertura  di  un
            ulteriore fronte e fosse stata pesante per la Germania, pur tuttavia l'avrebbe
            rafforzata in termini di posizioni militari e di potenziale industriale. Quindi
            quel che si poteva e si doveva fare era che l'Italia ponesse termine al regi-
            me fascista con un governo il più possibile responsabile,  che potesse contra-
            stare con successo i tedeschi. E questo poteva avvenire solo con dei generali
            antifascisti sostenuti dalla Monarchia e dal Vaticano:  tanto  più conside-
            rando che questo era esattamente quel che i fascisti temevano e per questo
            avevano iniziato ad indicare nella loro propaganda la Monarchia e il Vati-
            cano quali capri espiatori degli  insuccessi e delle  sconfitte che via  via  si
            accumulavano  sul conto  del  regime.



            (22)  In particolare per i problemi relativi a Trieste cfr. Methinks the  Lady doth protest too
                much,  del  31.1.1941.
            (23)  Cfr.  Who'll settle  who's  Account? del  24.1.1941.
            (24)  Il  testo  di  queste  note si  trqya in Radio  Londra.  1940-1945,  cit.,  p.  CXV-CXVI.


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