Page 103 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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MOMENTI  DELLA  CRISI  DEL  COMANDO SUPREMO                        103


                   Rimarranno dunque sullo sfondo le vicende affidate ad altri relatori:
              epilogo  in Tunisia  e  in  Russia,  Pantelleria  e  Sicilia,  difesa  territoriale  e
               correlati  problemi  della  necessità  ma  anche  del  pericolo  dell'aiuto  tede-
               sco, contatti con gli anglo-americani per lo sperato rovesciamento di fron-
               te  e  8  settembre.  Il  tema  poco  spettacolare di  questa  relazione  trova  -
               credo- il suo punto d'interesse nel carattere condizionato ma anche con-
               dizionante rispetto  a  tutti gli  altri e  nelle  distrette  di  una  pianificazione
               militare chiamata ormai a  coprire giorno dopo giorno un vuoto politico
               che  non  si  aveva  la  capacità o  il  coraggio  di  affrontare.

                   Ai  fini  della  nostra esposizione più che di Comando Supremo biso-
              gnerebbe  parlare  di  "vertice  militare" .
                   Occorrerà infatti tener conto non solo del Comando Supremo vero e pro-
               prio,  cioè  dell'organismo  interforze derivato  all'inizio  del conflitto  dallo
               Stato  Maggiore  Generale  di  Badoglio,  ospitato  dapprima  nella  sede  del
               Consiglio Nazionale delle Ricerche, trasferito a fine ottobre 1940 a Palaz-
               zo Vidoni ed ivi, lungo le varie fasi  del "periodo Cavallero", progressiva-
               mente  ingrandito  e  potenziato.
                   Al di sopra dell'organo professionale, stava, com'è noto, Benito Mus-
               solini al  quale,  con rescritto  11  giugno  1940, il  Re  imperatore,  Capo su-
               premo delle  Forze Armate per attribuzione statutaria,  aveva  "delegato"
               il "comando delle truppe operanti su tutte le  fronti".  Mussolini era dun-
               que la massima istanza militare con funzioni ancor più specifiche di quel-
               le  già vastissime  che,  come capo  del  Governo  e ministro  delle  tre  Forze
               Armate,  la  legislazione vigente gli  riconosceva  anche in  campo militare.
                   Tuttavia neppure nel diritto pubblico del tempo, "delegare"  equiva-
               leva a rinunciare. Il Re  insomma avrebbe sempre potuto revocare la  "de-
               lega" a Mussolini dell'11 giugno 1940. Un'eventualità dapprima solo teorica
               ma che nel 1943 andò acquistando concretezza politica. Anzi, all'auspica-
               to (o temuto) ritiro della "delega"  si finirà per i più vari motivi con attri-
               buire  una  trascendenza  politica  tutta  particolare.
                   Il vertice militare della  nazione in guerra si  articolava dunque nelle
               tre soglie ora dette, la seconda e la terza delle quali facevano poi tutt'uno
               col  vertice  politico.
                   Il periodo febbraio-maggio  1943, visto oggi sulle carte, sembra tutto
               un progettante ribollire, tuttavia sganciato da un'ipotesi strategica di fon-
               do,  più  o  meno  realistica  ma  quanto  meno  di  per  sé  coerente.
                   Qualcuno potrebbe con ragione osservare che mai dal giugno  1940
               in poi il Comando Supremo era stato in condizione di esprimere una sua








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