Page 106 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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               modo diverso a seconda dell'interlocutore.  E,  secondo testimonianze nu-
               merose e notorie, alternava momenti di abulia e sconforto con ritorni di
               attivismo e sprazzi perfino ottimistici. Nel fondo era però dominato (co-
               me già nelle differenti circostanze del 1939 e del 1940) dal complesso del-
               la fedeltà all'alleato nonché dalla paura di una vendetta tedesca. E d'altra
               parte, sebbene Mussolini chiacchierasse talora con ostentata disinvoltura
               di  "sganciamento"  dalla  Germania lamentando  i  "tradimenti tedeschi"
               (dei quali anzi diceva di tenere un elenco),m  sarebbe far  torto a  quanto
               restava della sua intelligenza supporlo inconsapevole che un rovesciamen-
               to delle alleanze avrebbe significato la sua fine (quanto meno politica), an-
               che ammettendo la cosa  più inverosimile e cioè che, magari solo per un
               momento, qualcuno fra i nemici fosse disposto a riconoscerlo come inter-
               locutore accettabile. Né a tale ultimo riguardo importa qui entrare nella
               discussione fra chi ritiene che gli uomini di governo britannici (soprattut-
               to  Eden)  avrebbero  respinto  per  ragioni  di  moralità politica qualunque
               approccio da parte di italiani fascisti < > e chi invece attribuisce al Foreign
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               Office il desiderio di rifiutare patteggiamenti con qualunque emissario ita-
               liano non per pregiudiziali ideologiche ma "per puntare sulla totale sconfitta
               dell'Italia" .  <9>  In vero una trattativa e una conseguente collaborazione con
               Mussolini o con altro esponente fascista di primo piano avrebbe cagiona-
               to nell'opinione pubblica sia inglese sia americana tempeste tali da far im-
               pallidire quelle imbarazzanti e violentissime suscitate dal caso  Darlan e
               che non sappiamo dove avrebbero condotto se la sopravvenuta uccisione
               dell'ammiraglio non le avesse presto troncate. Neppure il più pragmatista
              governo anglosassone avrebbe accettato di ricreare una situazione analo-
              ga  per la  carta italiana tutto  sommato  d'importanza  modesta.

                   Più sottile si fa il discorso venendo alla "soglia Comando Supremo".
                   Intanto giocava la natura stessa della professione militare. Nei gradi
               inferiori essa si trincera dietro la non discutibilità degli ordini scaricando



               (7)  F.  W. Deakin, Storia della Repubblica di Salò,  Torino, Einaudi,  1963, (ed.  or.  1962),
                  p. 293, nota  l. Vedi anche l'ultima annotazione (8 febbraio  1943) del Diario di G.
                  Ciano  nonché le  precedenti  del  10 e  29 giugno  1941, del 6  e  del  20 luglio  1941
                  e  del  20  marzo  1942.
               (8)  Così A.  Varsori,  "ltaly,  Britain and the Problem of Separate Peace during the Se·
                  cond World War: 1940-43", in The]ournal ofltalian History,  l, 3/1978, (p. 455-491),
                  p. 4 70. Per atteggiamenti di Eden verso gli italiani: R. Lamb The ghosts of Peace,  Sali-
                  sbury M.  Russell,  1987, p.  149-150,  157,  170 e  sg.
               (9)  Così ora E.  Aga Rossi,  Una  nazione allo sbando.  L'armistizio italiano del settembre  1943,
                  Bologna,  Il Mulino,  1993,  p.  39,  4 1 ed  anche  29.









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