Page 110 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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110 LUCIO CEVA
Blitzkrieg tedesca in Russia del quale anzi aveva inizialmente gioito come
elemento equilibratore dei rapporti fra soci dell'Asse. Dopo qualche tem-
po era tuttavia pervenuto alla conclusione che forse "l'oceano di terra"
rappresentato dall'URSS poteva riservare sorprese non tutte piacevoli an-
che per lui. Al punto che aveva finito per dichiararsi favorevole a una pa-
ce separata con mediazione giapponese di cui aveva avuto vago sentore
dalla nostra ambasciata di Tokio senza che però nessuno l'avesse interpel-
lato al riguardo.<l3l
Circa un anno dopo, il 6 novembre 1942, delineatisi la rotta in Egit-
to e il concentramento navale a Gibilterra, era bastato un accenno di Al-
berto Pirelli perché il duce si gettasse sull'argomento. Veramente l'industriale
lombardo, reduce da un viaggio d'affari in Germania e nell'Europa occu-
pata, aveva osservato che quanti pur avrebbero desiderato una simile pa-
ce la ritenevano però impossibile, tanto più allora quando il sopraggiungente
inverno garantiva a Stalin un lungo periodo di sicurezza, mentre non era
poi detto che a primavera le cose si sarebbero nuovamente volte al peggio
per la Russia. Tuttavia Mussolini aveva sentenziato che "anche Stalin avreb-
be dovuto desiderare la pace per deficienza di alimenti e di materie pri-
me". Pirelli, pur confermando l'interesse e il desiderio di molti tedeschi
oltreché dei giapponesi, aveva buttato lì che forse Stalin avrebbe trattato
solo dopo l'eventuale fallimento di "un tentativo di secondo fronte" da
parte degli anglo-americani.0 l Quello stesso 6 novembre il duce, riceven-
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do von Rintelen, espresse l'avviso che si dovesse fare una pace separata
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con la Russia "il più presto possibile". 0 l
In dicembre, a Libia quasi perduta, con gli Alleati che sembravano
prossimi a entrare a Tunisi (più di quanto in realtà non fossero), prose-
(13) Così almeno secondo le annotazioni 20 e 28 dicembre 1941 del Diario di Ciano.
Il passo giapponese di cui l'ambasciatore Indelli aveva avuto sentore [D.D.l., IX,
VIII, n. 69 (p. 65-66)} corrisponde probabilmente all'inizio della démarche nipponi-
ca tramontata nel marzo 1942 a fronte del rifiuto hitleriano e ancor prima di aver
"sentito" la parte sovietica. V d. fra gli altri e oltre a F. W. Deakin op.cit. , p. 108-109,
l'articolo di A. Krammer, "LeJapon entre Moscou et Berlin (1941-1945)", in Re-
vue de la deuxième guerre mondiale, 103/1976 p. 1-11, p. 2-3 e fonti ivi cit.
(14) A. Pirelli, Taccuini 1922-1943, Bologna, Il Mulino, p. 356, 362, 367-368. Anche
secondo Ribbentrop, Stalin avrebbe "dovuto capire" che gli conveniva far pace (Idem,
p. 362-363).
(15) Così F.W . Deakin cit., p. 89 e fonte ivi cit. Vedi ora anche G. Schreiber, "La parte-
cipazione italiana alla guerra contro l'URSS", in Italia contemporanea, 191/93, (p.
245-275), p. 270 nota 113.
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