Page 122 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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                   Quale miglior teatro d'impiego per un esercito e una Luftwaffi final-
              mente  liberati  dalle  fatiche  del  fronte  orientale?
                   Com'è  noto  la  trovata,  inconsistente  e  strumentale,  finì  in  nulla.
              Ancora una volta Hitler non la degnò di risposta scritta. Mussolini si pro-
              pose di ritornarvi nell'ormai imminente incontro di Klessheim (7 -l O apri-
              le).<39>  Ma nei colloqui, dapprima i tedeschi opposero unafin de non reçevoir.
              Solo l'ultimo giorno Hitler "per lusingare" la vanità del duce (40)  ne trat-
              tò,  sia  pur di  passata,  asserendo  che  una marcia  su  Gibilterra contro la
              volontà degli  spagnoli  era  inimmaginabile.  La  Spagna  -  sembra abbia
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              detto -  avrebbe combattuto < > pur di sottrarsi a un'iniziativa che, se  ac-
              cettata, avrebbe fra l'altro comportato la perdita immediata delle sue co-
              lonie senza speranza di ricuperarle. Le cose sarebbero andate diversamente
              solo lanciando un ultimatum a Franco e avendo 30 divisioni alla sua fron-
              tiera, cosa attualmente impossibile. Si  parlò poi di un eventuale incontro
              di  Hitler e di  Mussolini  con Franco  per ripiegare quindi  sull'idea  di  un
              colloquio  solo  tra  Franco  e  Mussolini.


              (39)  Non mi  risulta un' "agenda" diplomatica italiana per il convegno. L'ambasciatore
                  E.  Ortona in Diplomazia di guerra. Diari 1937-1943, Bologna, il Mulino, 1993, p. 209,
                  scrive che essa non venne "praticamente preparata"  e che si  andò "come al solito
                  un po' allo  sbaraglio" . Conosco solo la minuta di  un appunto Ambrosio 4  aprile
                  1943 (N.A.R.S.  T 821, reel21, frames  1013-1018) che al n.  l  reca l'onnicompren-
                  siva formula: "Visione unica della condotta della guerra le cui linee generali debbo-
                  no  essere  fissate  di  comune  accordo  con  l'alleato".  Una  versione  più  completa
                  dell'appunto (datata 31 marzo 1943) è ora pubblicata in M. Montanari, Le operazio-
                  ni in Africa Settentrionale,  voi.  IV,  Enfidaville,  Roma, U.S.S.M.E., 1993, p. 711-713.
              (40)  Così X. Tusell ecc., cit., p. 188. Ma vedi soprattutto F. W . Deakin, cit., p. 268-269,
                  e fonti ivi cit. Inoltre: E. Von Rintelen,  Mussolini  l'alleato-ricordi dell'Addetto militare
                  tedesco a Roma (1936-1943), Roma, Corso, 1952, p.  181; G. Bastianini, Uomini, cose,
                  fatti.  Memorie  di  un  ambasciatore,  Milano,  Vitagliano,  1959,  p.  100-101  e  104;  E.
                  Ortona, cit., p.  219-220, che  riferendo discorsi di  un ufficiale del  séguito di  Am-
                  brosio scrive di  "progetto pazzesco" per il quale i tedeschi "non si sono impegnati
                  a fondo" e hanno comunque subordinato ogni decisione all'esito del passo italiano
                  con gli spagnoli. Nella documentazione diplomatica italiana pubblicata sul convegno
                  di Klesseheim (D.D.l., IX, X, n.  210, 211 , 212  (p. 273-279) l'aspetto Spagna non
                  riceve  molta  luce.
              (41)  L'idea che gli spagnoli avrebbero potuto opporsi si era già inopinatamente presen-
                  tata  ai  tedeschi  nel  luglio  1942  a  proposito della  ben diversa  operazione  "Ilona"
                  (vedi oltre) destinata a prestar aiuto alla Spagna in caso  di aggressione britannica.
                  Sr era  scoperto che la  Spagna  aveva  allestito  5 caposaldi  al  confine  pirenaico: C.
                  B. Burdick, cit., p.  160-161, nota 8. Nella primavera  1943 la convinzione che gli
                  spagnoli  avrebbero  combattuto un'eventuale incursione tedesca era condivisa  an-
                  che  da  Churchill (The  second world war,  voi.  IV,  The  hinge  of fate,  Londra,  Cassell,
                  1951,  p.  848,  lettera  17  aprile  1943  al  gen.  Ismay).








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