Page 299 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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               Stato"  nelle  zone liberate,  incoraggiare con  spirito  costruttivo le  discus-
               sioni su problemi locali, diffondere gli annunci ufficiali sotto forma di no-
               tizie e non di proclami. Le corrispondenze dei privati non potevano essere
               anonime,  ma  dovevano  recare  sempre  la  firma  o  le  iniziali  dell'autore.
                    I manifestini e i manifesti dovevano essere conformi alle direttive ge-
               nerali e "considerati" come appelli nazionali; perciò dovevano essere usa-
               ti  ogni  qualvolta  il  Governo  italiano  prendeva  importanti  decisioni.
                    Gli  agenti  delle  zone  occupate  dovevano  inviare  informazioni  utili
               alla  propaganda e produrre essi  stessi,  in loco,  propaganda contro tede-
               schi  e  fascisti.
                    Il piano concludeva che il fine  ultimo della propaganda italiana do-
               veva rispondere allo stesso principio enunciato dal Governo italiano: l'a-
               bolizione del fascismo e la restaurazione della libertà politica e individuale.
               Badoglio approvò  il  piano  il  13  ottobre così  come sottopostogli  dal Co-
               mando  Supremo,  con l'avvertenza  di  sorvegliarne  attentamente e  conti-
               nuamente l'attuazione; tale avvertenza era stata sollecitata dallo stesso Ufficio
               Stampa e Propaganda, che temeva "amplificazioni o deviazioni"  da parte
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               degli  alleati. < 3>
                    Il 15 ottobre il generale Taylor, capo della Missione Militare Alleata,
               inviava  al  maresciallo  Badoglio  ulteriori  direttive,  (concordate tra  il  co-
               lonnello Hazeltine e il generale Reisoli) sulla propaganda alleata ed italia-
               na  nel  territorio  nazionale.
                    Secondo tali  direttive,  o  "linea di condotta" , poiché la  propaganda
               veniva riconosciuta "un'arma militare", come nel campo operativo anche
               in quello  propagandistico ogni iniziativa doveva essere sottoposta all'a p-
               provazione del Comando alleato; e,  sempre per restare nella linea di con-
               dotta, eufemisticamente chiamata e dichiarata "cooperazione", la direzione
               tecnica  di  Radio  Bari  doveva  essere  affidata  ad  un  direttore  alleato.
                    Taylor  "addolciva" gli  ordini assicurando ogni facilitazione all'atti-
               vità di propaganda del Governo italiano, e promettendo di non interferire.
                    Ma ogni commento in merito, è superfluo, anche se non si  può fare
               a  meno  di  annotare,  a  ricordo,  un  significativo  episodio.
                    Il 4 e 5 ottobre sulla Gazzetta del Mezzogiorno comparvero un articolo,
               "Libertà e Lavoro", ed una vignetta, intitolata "La guerra è finita per questi
               italiani", ritenuti entrambi lesivi del prestigio delle autorità italiane. Il ge-


               (23)  A.U.S.S.M.E.,  fondo  SMD,  registro  13,  busta  17113.









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