Page 308 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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LA  PROPAGANDA  E L'ESERCITO                                      307

               "gli Ufficiali Generali in S.P.E.,  gli Ufficiali di S.M.  e quelli del ruolo  comando,
               traendo motivo dalle varie sperequazioni di trattamento o dai piccoli desideri o aspi-
               razioni,  insoddisfatti,  si  uniscono  a  quelli di  tutti gli  altri ruoli per scivolare  nel
               campo di un mal contenuto scetticismo politico e militare,  da cui trae origine un mal
               celato antifascismo,  ancora molto lieve, che già affiora, con sporadici sfoghi disfatti-
              sti,  da  qualche  segnalazione pervenuta  a  questo  Gabinetto ... " .
                   Osservazione di estrema importanza, perché segna il passaggio e da-
               ta la trasformazione del malessere in protesta politica, ovvero antifascismo.
                   Per i sottufficiali nessun rilievo importante veniva fatto nel documento,
               se non la costatazione che quelli in servizio permanente erano da biasima-
               re  di  più. Essi,  infatti, venivano  impiegati in gran parte in  mansioni  di
               Ufficio e presso i Comandi, perdendo in militarità. Sottufficiali di comple-
               mento e richiamati, nonostante le difficoltà personali e familiari che poteva-
               no loro derivare, si dimostravano all'altezza dei compiti presso i reparti, ove
               operavano con maggiore entusiasmo.  Della  truppa veniva  messo  in  evi-
               denza come,  là dove vi  fosse  un buon comandante, si  ritrovavano buoni
               soldati,  nonostante tutti i fattori  negativi  che influivano sul loro morale.
                   Né i soldati destavano timori di possibili rivolte; l'estensore del rap-
               porto annotava: " ...  Comunque, finché vivono al reparto- bene o male- diffi-
               cilmente esploderanno in reazioni collettive e,  rarissimamente,  in quelle singole,  come
              pure si può  escludere,  almeno finora,  che  essi  abbiano  organizzato  o organizzano
               complotti,  azioni disfattiste  o sovversive.  I  numerosissimi fogliettini  di propaganda
               sovversiva  o disfattista,  come  ho  già  detto,  anche  se  giungono  in  loro  possesso,  non
               sono presi sul serio".  In una caserma di Firenze, che riuniva gli elementi piu
               turbolenti e circa 600 operai militarizzati e dove il Capo della Polizia ave-
               va segnalato una larga distribuzione di manifestini sovversivi, dopo un'im-
               provvisa perquisizione, perfino ai portafogli, condotta alle 06.00 di mattina,
               neppure  un pezzo  di  manifestino  della  segnalazione  fu  trovato.
                   Altra osservazione di estremo interesse, poiché attesta che l' intensifi-
               carsi della propaganda antifascista non aveva sortito ancora alcun effetto
               di  rilievo  sulla  massa  dei  militari.
                   In definitiva, sul morale dei militari avevano riflessi negativi le criti-
               che situazioni economiche e quelle affettive; ma l'Esercito " ... malgrado tut-
               to- è (ra) sempre fondamentalmente considerato la parte più sana della Nazione''.
               A dispetto di ogni controllo e segnalazione di elementi fiduciari del Partito
               e dell'OVRA,- come quella anzi citata- inseriti nelle caserme, che "per
              giustificare  le  laute  retribuzioni,  devono  pur inventare  qualche  cosa''.
                   Una realtà così difficile, complessa e articolata, non consente di trarre
               conclusioni; la storia della propaganda nel 1943, legata indissolubilmente









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