Page 312 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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L'INDUSTRIA  BELLICA  PRIMA  DELL'OTTO SETTEMBRE                  311

               il secondo conflitto mondiale in un corrispondente incremento nella pro-
               duzione  di  armi.
                   Il solo  raffronto  quantitativo fra  le  costruzioni  di  artiglierie  e armi
               portatili è già  significativo  per  il  nostro  asserto.  Le  principali  fonti  for-
               niscono una produzione durante la guerra europea di oltre 2 5 000 bocche
               da  fuoco, (5)  3 7 000 mitragliatrici  e  24 2 30 000 armi  portatili,  accompa-
               gnati da ben 77 000 000 di proiettili, 3 500 000 000 di cartucce, 22 500 000
               di bombe a mano e 75 000 000 di spolette. Di fronte a queste prime cifre,
               i 32 800 cannoni, mitragliere e mortai e le  110 000 mitragliatrici prodot-
               te  dal  1939 al  1943,  quindi  in  un  anno  in  più,  sembrano  sfigurare.
                   Dobbiamo infatti sottolineare che durante il primo conflitto mondiale,
               l'industria  si  trovò  a  improvvisare le  produzioni  in  quanto  nel  1915  la
               quasi totalità delle armi terrestri (a partire dalle mitragliatrici per passare
               ai  calibri superiori) e aeree  non erano prodotte dalle industrie nazionali
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               poi  coinvolte  durante  la  guerra.< l
                   Nel secondo conflitto, in primo luogo il panorama delle aziende au-
               siliarie non subì mutamenti sostanziali m ed era ormai consolidato alme-
               no dalla fine  degli anni Venti. Secondariamente, queste imprese avevano
               ottenuto finanziamenti a vario titolo per mantenere inalterata la  loro ca-
               pacità produttiva in caso di guerra e le vicende etiopiche e spagnole avreb-
               bero dovuto costituire per loro un importante prova nell'imminenza della
               guerra  mondiale.
                    Giudizio ancor più caustico nei confronti dell'industria emerge dalla
               considerazione che durante il primo conflitto le case costruttrici non solo
               seppero convertirsi in breve tempo dalle produzioni civili a quella bellica,
               ma riuscirono anche a realizzare tempestivamente in serie nuovi prodotti,
               rispondendo con sufficiente prontezza all'evoluzione della tecnologia bellica.



               (5)  Nel computo  abbiamo  compreso  anche  le  artiglierie  navali  e  le  bombarde.
               (6)  Si  pensi,  a  esempio,  alla  Tempini  di  Brescia  (produttrice  della  quasi  totalità  delle
                  mitragliatrici Fiat), alla Breda (artiglierie e aeroplani), alle Officine Reggiane (dive-
                  nuta  anch'essa  produttrice di  artiglierie  e  poi  di  velivoli)  e  all'Ansaldo  stessa,  per
                  citare  alcune  delle  maggiori.
               (7)  Ricorda F. Minniti, op. cit.,  <<Dai 932 stabilimenti ausiliari (con oltre 770 mila addet-
                  ti)  del  dicembre  1939 si  passò  ai  1173  (con  oltre 970  mila  addetti)  del  momento
                  dell'entrata in guerra. Scesi a  1000 (con 996 mila addetti) l'anno appresso, balzaro-
                  no a  1790 (con  l  200 000 addetti) nel luglio  1943>>.  Durante la  prima guerra mon-
                  diale gli  stabilimenti ausiliari  passarono dai  221  della  fine  del  1915  ai  1976 della
                  fine  del  1918.








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