Page 321 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
P. 321
320 ANDREA CURAMI
mania, quanto in Italia il problema più sentito era quello delle maestran-
ze e da qui l'esigenza di sospendere alcune lavorazioni, come visto, per
rendere disponibile la manodopera per altre.
L'industria aeronautica e i silurifici si erano, infatti, più volte lamen-
tati della mancanza di operai. In merito, in una interessante nota del 2
aprile 1942 OSl il commissariato per le. Emigrazioni e le Colonizzazioni
aveva informato che nelle varie regioni d'Italia erano disponibili in totale
10 214 operai, 1157 dei quali con la qualifica di specializzati, 2087 qua-
lificati, 6255 apprendisti e solo 715 operai comuni. Ovviamente tale di-
sponibilità non poteva soddisfare le esigenze delle industrie aeronautiche
che da sole avevano avanzato la sbalorditiva richiesta di 52 000 .;- 67 000
unità,09l ma certo colmare le esigenze dei silurifici (per circa 1500 ope-
rai) e in parte alleviare le necessità dei costruttori di aeroplani.
Il colonnello Formato del Fabbriguerra segnalava, contestando le di-
chiarazioni industriali, che i congedamenti dei militari appartenenti a in-
dustrie aeronautiche «hanno di massima trovato l'adesione degli enti militari
tranne per gli specialisti d'arma e per determinate categorie di classi dei
militari». L'assegnazione alle industrie degli operai appartenenti alle clas-
si di leva era stata accolta solo «per gli appartenenti alle miniere e ai silu-
rifici, mentre per gli appartenenti alle industrie aeronautiche la proposta
è stata accolta soltanto dal ministero dell'Aeronautica per gli elementi da
detto ministero inquadrati { ... } Nessuno vieta agli stabilimenti di assume-
re tutta la manodopera femminile che essi possono utilmente impiegare»,
fenomeno questo rilevante in Italia durante la prima guerra mondiale, ma
trascurabile nella seconda, mentre negli Stati Un i ti nasceva l' oleografia di
"Rosie the Riveeter", la figura della donna impiegata nelle fabbriche di
aeroplani a rivettare pannelli, ma anche in quelle di carri armati.
Mancavano, tuttavia, provvedimenti legislativi che permettessero il
trasferimento obbligatorio delle maestranze da uno stabilimento all'altro,
così come non era stato sancito per legge l'obbligo per le industrie dell'i-
20
stituzione di scuole aziendali. < l I 189 corsi attivi (13 3 dei quali di qua-
(18) A.U.S.S.M.E., inv. I-4, cit., allegato n. 5.
(19) Presso i 38 stabilimenti di preminente interesse aeronautico erano infatti impiegati
circa 100 000 operai.
(20) Il Comitato centrale della mobilitazione industriale aveva imposto durame la pri-
ma guerra mondiale la creazione di scuole di istruzione professionale per l'adde-
stramento del personale addetto alle industrie di guerra. Nel 1916 gli allievi
frequentatori erano circa 5000, 8352 nel marzo 1917 e circa 15 000 nel 1918.
I-VOLUME-quarto-anno-1994.indd 320 03/03/16 17:00

