Page 516 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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LE  FORZE  ARMATE DELLA  R.S.l.                                    513


              riuniti in una grande unità di  fanteria  di  marina, la Divisione X.  I  suoi
              reparti furono dislocati e si batterono, in generale molto bene, nel gorizia-
              no  dove premevano gli  slavi,  e a  sud contro gli  angloamericani. Il  batta-
              glione Barbariga fu  impegnato a Nettuno, il battaglione Lupo sul fronte del
              Senio.  La  X  MAS  svolse  anche,  con  durezza,  attività  antipartigiana.
                   La Milizia, che il 2 5 luglio non s'era mossa per difendere il fascismo
              dalla "congiura" dei gerarchi frondisti del Gran Consiglio e della monar-
              chia,  cambiò  nome.  Nel dicembre del  1943  Mussolini decise  di  fondere
              in un'unica organizzazione la  Milizia  e i carabinieri: e la  battezzò  Guar-
              dia Nazionale Repubblicana, agli ordini di Renato Ricci che si accapigliò
              -   fino  a  quando fu  esonerato  -  con  il  mar.:sciallo  Graziani,  ciascuno
              dei due rivendicando un ruolo primario nell'assetto militare della Repub-
              blica Sociale Italiana. Era una lotta per disputarsi i pezzi di un corpo ago-
              nizzante,  ma  nemmeno  la  fine  incombente  ferma  queste  risse.
                   Nella Guardia Nazionale Repubblicana i carabinieri furono  un'ap-
              pendice ritenuta poco affidabile e presto disgregata: anche perché i tede-
              schi  avrebbero voluto  mandarli a  migliaia  in  Germania,  con  compiti  di
              sorveglianza degli  aeroporti o  di  altri  punti strategici,  e in gran parte si
              rifiutarono d'obbedire. La  Guardia Nazionale Repubblicana veniva con-
              trapposta dai fascisti intransigenti- come Farinacci secondo il quale ''l'E-
              sercito è in mano alle vecchie cariatidi" -alle forze " apolitiche" di Gra-
              ziani. Con Mussolini oscillante tra la tesi d'un Esercito del Paese e non del
              partito, e quella di Forze Armate che dovessero interpretare i principi della
              Repubblica di Salò. Il risultato fu  il solito pasticcio eterogeneo: i centomi-
              la  uomini  -  suppergiù  -  che  Ricci  poté avere  al  suo  comando  erano
              una entità composita, disorganica, capace di iattanza ma non di efficienza.
                   Infine le Brigate Nere. Il 30 giugno 1944 venne ufficialmente sanci-
              ta la trasformazione del Partito Fascista Repubblicano in organismo mili-
              tare.  Nacquero  le  Brigate  Nere,  che  incorporavano  gli  iscritti  al  P.F.R.
              d'età compresa tra i diciotto e i sessant'anni, sempre che non appartenes-
              sero ad un'altra Forza Armata. Scopo delle Brigate Nere erano la  "difesa
              dell'ordine  della  Repubblica  Sociale  Italiana",  la  lotta  ai  "guerriglieri",
              la  liquidazione  di  nuclei  di  paracadutisti  nemici.  Le  federazioni  fasciste
              assunsero il nome di Brigate Nere, e i segretari federali la qualifica di co-
              mandanti di Brigata. Il comando generale della Brigate Nere fu  installato
              a Maderno (successivamente venne spostato a Milano).  Pur pretendendo
              d'essere articolazioni razionali dell'entità partito, le Brigate Nere assunse-
              ro  presto le  caratteristiche d'un coacervo di uomini diversi per età e per
              estrazione, riottosi alla  disciplina, propensi a far  da tampone alla guerri-









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