Page 521 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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               l'afflusso di interminabili colonne tedesche dal Brennero e da Tarvisio ma
               avevano  vissuto  il  dramma  degli  ordini  da  rispettare  e gli  ordini  erano
               di lasciar passare le  truppe dello  scomodo alleato.  L'annuncio dell'armi-
               stizio per molti soldati fu l'esplosione di una rabbia repressa. Si combattè
               a Tarvisio e al  Brennero, a Bolzano e a Trento,  a Rovereto,  a Verona,  a
               Treviso, ovunque le  colonne tedesche erano passate.  Furono scontri vio-
               lenti ma nulla poterono i nostri soldati contro la potente macchina bellica
               tedesca.
                    Questi episodi che in tutta Italia ruppero quel pesante clima di pas-
               sività che si era creato nel Paese, al di là delle perdite non indifferenti che
               costarono  ai  tedeschi,  conservano  un valore  emblematico  anche  in  rap-
               porto  ai  successivi  avvenimenti.
                    Concludendo, in Italia non si ebbero grandi aree di resistenza milita-
               re ma vi fu una fioritura di episodi che nelle condizioni in cui ebbero vita
               erano tutti permeati da  una  carica di  ribellismo.  Ma,  in quel momento,
               non  bastarono  a  creare  una  resistenza  organica.
                    Diversa  fu  la  situazione  fuori  dai  confini  nazionali.  In  Balcania  le
               manifestazioni di resistenza furono numerose; quasi sempre ordinate, du-
               ramente combattute,  pesantemente pagate;  alcune  esauritesi  nell'arco  di
               pochi giorni o settimane; altre protrattesi nel tempo fino  alla liberazione
               dei  Paesi  ove  le  unità  operarono.
                    In Grecia si ebbero tre aree di resistenza militare, ben distinte e non
               collegate.
                    Nelle isole ionie, a un passo dall'Italia, Cefalonia e Corfù furono tea-
               tro della  ribellione di un'intera Divisione, la Acqui,  e delle  unità ad essa
               aggregate. A Cefalonia alcuni ufficiali forzarono la mano alloro Comando
               per conquistare il  diritto di  combattere,  quasi  che  una antica animosità
               si risvegliasse improvvisamente nell'animo di tanti giovani di una genera-
               zione nata nel clima trionfale di Vittorio Veneto.  Fu una battaglia dura,
               totale, furiosa. Fonti storiche tedesche ammettono forti perdite subite dal-
               le  truppe speciali alpine impiegate nell'operazione.  Sono  note le  vicende
               tristi che conclusero quella grande battaglia. Pagine di sacrificio e di  di-
               gnità che da sole riscattano e illuminano il  comportamento dell'Esercito.
                    A Corfù il Comandante, colonnello Luigi Lusignani, potè operare in
                perfetta sintonia con i suoi  soldati e fu  lui l'anima e l'artefice della  resi-
                stenza dell'isola. Il  presidio,  per la  sua vicinanza all'Italia,  aveva  motivo
                di  fidare in un aiuto da parte degli  Alleati,  se  non altro per la  posizione









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