Page 519 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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516 ALFONSO BARTOLINI
Pur riconoscendo, per esperienza diretta, che la maggior parte di co-
loro che poterono ascoltarlo, avrebbero voluto un'indicazione più precisa
sull'identità del possibile nemico da combattere- indicazione alla quale
ufficiali e soldati avrebbero certamente ubbidito, fedeli all'etica militare
delle nostre Forze Armate- pure non riesco a distaccarmi dalla convin-
zione che con una maggior chiarezza molte situazioni avrebbero avuto un
diversG sbocco.
In altri termini il proclama di Badoglio, pur fiacco e burocratico, era
sufficientemente indicativo sulla provenienza di una possibile minaccia.
Comunque, a conferma dello spirito di ubbidienza che informava le
nostre Forze Armate, va ricordato che là dove ci fu una precisa posizione
dei comandanti, anche di piccoli reparti, la rispondenza dei soldati all'or-
dine di combattere i tedeschi fu superiore ad ogni previsione, in partico-
lare per quanto riguarda la Marina che diede prova di una compattezza
esemplare. In altri casi, come per l'Esercito posto di fronte a situazioni
diverse, ci furono dei ritardi ma non delle rinunce.
È certo che mancando un minimo di compattezza nelle Grandi Uni-
tà - frastagliate in un impressionante numero di presidi, talora fino alla
semplice squadra- e mancando quasi sempre la possibilità di rapidi col-
legamenti, si determinarono numerosi casi di sbandamento, conseguenza
inevitabile non solo - come si è detto - di situazioni estremamente dif-
ficili ma anche di disinformazione o, meglio, di errate informazioni forni-
te dai movimenti di liberazione locali che enfatizzando la fine della guerra
non avevano altro scopo immediato che quello d'impadronirsi delle armi.
Sia in Italia che in Balcania i tedeschi operavano con ordini precisi,
per reparti, ben motivati e, soprattutto, con idee chiare. Le misure da essi
adottate miravano prima di tutto al disarmo delle unità e dei presidi ita-
liani nel più breve tempo possibile e senza grossi sacrifici.
Pur di raggiungere questo obiettivo non si formalizzarono sui meto-
di da seguire. In Italia pesava su questo loro comportamento il timore di
essere schiacciati tra due fronti, quello degli Alleati che avanzavano dal
sud e quello - ancora ipotetico, ma possibile - di un Esercito italiano
capace d'impegnarli dal nord.
Tutte le testimonianze, le dichiarazioni raccolte, le ricostruzioni sto-
riche, le pubblicazioni - tra le quali molto obiettive anche quelle del Mi-
nistero Difesa - riportano il crollo di intere Grandi Unità, addebitando
ai tedeschi colpi di mano, attacchi improvvisi, inganni, posti di blocco
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