Page 523 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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520 ALFONSO BARTOLINI
belliche, assistiti con mezza sterlina al mese dalla Missione Militare bri-
tannica, decimati da malattie e denutrizione. Il generale Infante potè rien-
trare in Italia con l'ausilio degli Alleati.
Per motivazioni estranee alla volontà dei nostri comandi, le vicende
di questa Divisione rappresentarono un'altra occasione perduta.
Diciamo che nella resistenza greca, già minata da divisioni interne,
non c'era posto per una unità italiana destinata certamente a raggiungere
una consistenza che avrebbe creato per la Resistenza greca problemi poli-
tici, militari, logistici. Malgrado l'amore-odio che univa i greci agli italia-
ni, fu l'unico Paese balcanico dove, malgrado condizioni favorevoli, non
ebbero vita formazioni partigiane italiane se non a livello di piccoli grup-
pi inseriti nel tessuto dell'ELAS e dell'EDES.
Le vicende verificatesi in Albania nel settembre del 1943 hanno del-
l'incredibile. Anche qui, dopo il 25 luglio, il Comando Supremo aveva
permesso ai tedeschi l'occupazione di tutti gli aeroporti della contigua area
balcanica e dello stesso porto di Cattaro. Imperdonabile leggerezza. In ag-
giunta, 1'8 settembre, il Gruppo di Armate dell'Est e il Comando della
9 a Armata non erano stati minimamente allertati. Per amor di Patria sor-
voliamo sulle terribili conseguenze che ne seguirono. Malgrado questo si
formò un'area di resistenza che impegnò l'intera Divisione Firenze che per
fortuna, calamitando aliquote di altre unità, contribuì a rendere meno ne-
gativo il bilancio di un settore dove la prevalenza numerica delle unità
italiane era totale.
In Albania nacque - e continuò nel tempo - il Comando Militare
italiano delle Truppe alla Montagna che ebbe il merito di tenere in vita, e
collegati, gruppi organizzati di combattenti. Lo costituì il tenente colon~
nello di Aeronautica Mario Barbicinti che poi cedette il comando al gene-
rale Gino Piccini.
Si costituì, continuando a battersi fino alla liberazione, la Brigata Gram-
sci composta da elementi eterogenei di varie provenienze affiancata da due
batterie.
Invece la Divisione Perugia, che aveva sede in Argirocastro - mal
guidata da un esitante comandante, più volte incorso in errori - proiet-
tata verso il mare alla ricerca di un impossibile imbarco in vista del quale
volontariamente lasciò le armi ai partigiani, braccata dai tedeschi e dai
nazionalisti albanesi, si dissolse in atroci massacri che, pur tra eroici epi-
sodi, costarono la vita a quasi tutti gli ufficiali della Divisione. Tra questi
lo stesso generale Chiminiello.
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