Page 526 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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LE  RESISTENZE  MILITARl  ED  I  LORO TEATRJ                      523


                l'avevano subita. Credo che gli italiani siano stati i soldati che più sentiva-
                no  il  disagio  della  loro  posizione  di  invasori  per  cui  -  malgrado  certe
                astiose campagne generate da innegabili episodi di violenza -  essi  furo-
                no  i  più  umani  tra  i  soldati  del  tripartito,  dei  loro  alleati  e  certamente
                più umani  degli  stessi  avversari.
                    Tuttavia molti erano stati i colpi  dati e ricevuti e non era facile  di-
                menticarli. Dobbiamo dare atto che fu  una mossa abile e intelligente dei
                comandi partigiani dell'esercito di Tito, aver compreso che rientrava nei
                loro interessi  militari  soprattutto,  ma anche  politici,  contattare e  offrire
                alleanza a  reparti italiani nei quali era fortissima la volontà di  misurarsi
                con  i  tedeschi.

                    Tuttavia questo non bastò ad evitare che l'astio nutrito contro i cer-
                nici  non  si  riversasse  anche  contro gli  italiani  che  prima  dell'armistizio
                li  avevano  appoggiati e riforniti di armamenti.  In tempi successivi e na-
                scostamente non esitarono a  condannare a  morte,  come messaggio  indi-
                retto ai loro viscerali nemici, un gruppo di valorosi ufficiali, di ogni grado,
                che erano stati tra  i più accesi  sostenitori  della guerra contro i tedeschi.
                Non  ci  sono  mai  state  spiegazioni  ufficiali.
                    Nel1983, con un atto autonomo, la popolazione e le autorità di Pljevlja
                vollero erigere un monumento dedicato ai soldati partigiani della Divisio-
                ne Garibaldi. Un atto che sorprese Roma e Belgrado; forse nel loro ricordo
                era  anche  un atto  di  omaggio  agli  sfortunati  ufficiali  che  pagarono  con
                la  vita l'ubbidienza ad ordini di  carattere politico emanati da  chi,  a  Ro-
                ma,  era  molto  più  in  alto  di  loro.
                    I partigiani della Divisione Italia,  non avendo responsabilità né col-
                lettive,  né  individuali,  ebbero  rapporti  cordialissimi  con  le  popolazioni
                sempre, naturalmente, in rapporto ai  diversi ambienti nei quali transita-
                rono. Tranne le inevitabili punte di estremismo nazionalistico comuni in
                tutti i Paesi,  in Grecia  non si  ebbero episodi di efferatezze  nei  confronti
                degli  italiani. Le  motivazioni dello  sfruttamento al  quale,  in diversi  casi,
                furono sottoposti i soldati italiani sbandati da parte di contadini, va  cer-
                cato  nel bisogno di popolazioni impoverite dalla guerra,  di cercare fonti
                di lavoro produttivo che in quel momento solo quegli sventurati, loro mal-
                grado,  potevano  dare.
                    In Albania si verificarono invece alcuni casi criminosi come per esem-
                pio l'eliminazione dei  carabinieri della  "Colonna Gamucci"  ad opera di
                partigiani albanesi i cui comandanti si rivelarono poi elementi filo-tedeschi
                passati  al  loro  servizio.









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