Page 529 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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                    Tale rifiuto si  manifestò nettamente subito dopo il disarmo di circa
               l 007 000 soldati italiani nell'autunno del1943 e poi nell'estate del1944.
               Secondo una fonte fascista soltanto un terzo dei pressappoco 590 000 in-
               ternati militari scelse allora volontariamente di modificare la sua posizio-
                                          2
               ne, gli altri furono obbligati.< > Ed anche in una relazione  "sulle risultanze
               dell'esame della corrispondenza dei Prigionieri di Guerra ed internati ci-
               vili in Germania" si legge in questo contesto che "a partire dalla seconda
               quindicina di settembre si  rileva { ... } che tale passaggio viene effettuato,
               per la  più gran  parte,  d'autorità". Sembra  del  resto  degno  di  nota,  che
               l'Alto Commissario per i prigionieri di guerra sottolineò ancora il 2 6 feb-
               braio 1945 che i numerosissimi ufficiali e funzionari di carriera e di com-
               plemento, sottufficiali e soldati -  "che si  sono rifiutati di aderire al Go-
               verno neo-fascista, che si sono rifiutati di lavorare per i tedeschi e che per
               questo loro rifiuto {soffrirono} volontariamente" -  servirono alla  causa
               degli  Alleati  e  dell'Italia.  (3)
                    Il presente saggio non scenderà nei dettagli di quel rifiuto e non rife-
               rirà i particolari della vita nei Lager o dell'impiego al lavoro. Si  cercherà
               invece di spiegare la qualità morale del comportamento degli internati mi-
               litari.  Cioè si  intende illustrare il  significato e l'etica del NO ai  dittatori
               confrontandolo con alcuni aspetti centrali del disarmo delle Forze Armate
               italiane e dell'esistenza dei soldati italiani catturati dopo 1'8 settembre. Inol-
               tre saranno brevemente discusse le ragioni della reazione brutale da parte
               dei  tedeschi  dopo  l'armistizio.


               segue  nota
                  già  ampiamente  descritti  nel  libro  summenzionato,  ma  cercherà - riguardo  a  que-
                  st'ultimo - di integrare tale tema specifico attraverso documenti nuovi che pertanto
                  saranno  riferiti  per  esteso.  Ma  è doveroso  osservare  che  in  questi  documenti  non
                  è sempre esposto con chiarezza assoluta se  si  trattava di  internati militari o prigio-
                  nieri  di  guerra  italiani.
               (2)  Partito Fascista Repubblicano, Segreteria Generale Fasci Estero ed Oltremare, Prot.
                  006410/RIS.,  Posiz.  3/CIS/RIS.,  P. da  C.  704,  18.11.1944, Appunto per il Duce,  in:
                  Archivio Storico del Ministero degli Affari Esteri, busta 31, posizione Germania 1/2.
               (3)  Stato  Maggiore  Generale  Ufficio  Informazioni  Ispettorato  Censura  Militare,  n.
                   112404/4" Cens. di prot., P.M.  3800,  10 febbraio  1945, Oggetto: Relazione n. l  ... ,
                  in: Archivio Storico dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito (in seguito:
                  A.U.S.S.M.E.),  I-3 (carteggio del Comando Supremo e dello Stato Maggiore Generale),
                  cartella 163 F n.  3: Prigionieri in mano tedesca 1944-1945; ed ibid.: L'Alto Commissario
                  per i prigionieri di guerra n. 600/Pol./0.3 di prot., Roma, 26 febbraio  1945, Ogget-
                  to:  Prigionieri  di  guerra  in  Germania,  Alla  Presidenza  del  Consiglio  dei  Ministri.









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