Page 525 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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               tuitisi  successivamente,  divenne  la  Divisione  Italia.  Per  i  lunghi  sposta-
               menti cui fu sottoposta, durante i quali raccolse soldati sbandati e prigio-
               nieri evasi, fino a raggiungere una forza  di 4000 uomini, potremmo dire
               che fu un'area di resistenza itinerante, comandata da ufficiali, sottufficiali
               e graduati delle Forze Armate, che restò impegnata in combattimenti fino
               alla  liberazione  di  Belgrado  e  di  Zagabria.
                    Nel Montenegro le cose andarono meglio anche se si  pagarono subi-
               to le concessioni fatte ai tedeschi, su ordine da Roma. La presenza di alcu-
               ne  unità,  ben  comandate,  mise  in  crisi  la  fortissima  118 a  Divisione
               Cacciatori il  cui compito era unicamente quello di vigilare sugli  italiani.
               Due Divisioni -  la  Venezia  e la  Taurinense -  furono irremovibili e deci-
               se,  vanificando i  piani tedeschi. I comandanti tennero  in mano la  situa-
               zione  senza  concessioni  e  ai  tedeschi  non  rimase  altra  arma  che  tentare
               di  aizzare  le  popolazioni  contro gli  italiani.
                    In una situazione estremamente confusa con i cetnici divenuti alleati
               dei tedeschi, gli italiani accolsero l'invito dei partigiani dell'esercito popo-
               lare di Tito di far fronte comune contro i tedeschi. Il buon senso fu l'arte-
               fice di questa intesa così come lo fu per la fusione delle due unità che diedero
               vita alla  Divisione Garibaldi che  nell'intero ciclo operativo mantenne in-
               tatto il suo ordinamento militare. Alpini, fanteria di montagna e finanzie-
               ri si fusero mirabilmente. Erano 15 000 uomini volontari per la formazione
               delle  brigate. I  partigiani fissarono  il  limite di  500 lasciando gli  altri  di
               nserva.
                    Gli uomini delle brigate costituite nella  Garibaldi furono  il  simbolo
               della continuità di una scelta già compiuta 1'8 settembre confermando ec-
               cezionali qualità militari che rifulsero in una lunga serie di durissimi com-
               battimenti che costarono molto in vite umane, ma misero in luce uno stuolo
               di ufficiali di primo piano, molti dei quali furono i quadri del nuovo Eser-
               cito italiano. L'asprezza della lotta, la pericolosità dell'ambiente locale pro-
               fondamente diviso sul piano politico e spesso incontrollato e incontrollabile,
               ingoiò i più deboli, quelli che non seppero conservare le armi. La guerra
               partigiana  in  Iugoslavia  non  concedeva  sconti.
                    Quali furono i rapporti con le  popolazioni locali  nel martoriato sce-
               nario  dei  Balcani?
                    In  linea  generale  dobbiamo  dire  che  i  rapporti  con le  popolazioni
               non potevano essere diversi da quelli che in tutti i Paesi d'Europa esiste-
               vano tra gli occupanti e gli occupati, tra gli invasori e coloro che l'invasione









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