Page 539 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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               ciò.  San povero,  così  mi hanno reso,  freddo  intensissimo,  fame  orribile,
               qualunque erba è cibo etc. etc.. Come me tutti i miei compagni, figuratevi
               mi trovo dove il mare è ghiacciato in varie località, considerate voi lavora-
               re fuori da mattina a sera con pala e piccone.  Quello che mi raccomando
               celerità sulla spedizione dei pacchi. Non vedo l'ora che mi arriva qualche
               cosa  per  sfamarmi" .
                   Abbastanza astratte furono le  informazioni sul trattamento per quel
               che riguarda l'impiego al lavoro, ma alcune circostanze tipiche si possono
               scoprire leggendo  le  frasi  degli  internati.06)  Osservò  per  esempio  Anto-
               nino Ippolito,  nello  STALAG II A di  Neubrandenburg,  "è il freddo  che
               fa  che mi preoccupa. Lavoro e mangio discretamente:  patate dalla matti-
               na alla sera". Antonino Croazzo -  dello stesso campo -  dichiarò: "Tra-
               scorro le giornate lavorando dodici ore al giorno; una settimana di giorno
               ed una di  notte.  I lavori sono pesanti ma incomincio ad abituarmi". Ed
               Salvatore Scalia  dello  STALAG VIII  A  di  Gorlitz  si  lamentò:  "Il lavoro
               è  pesante,  fa  freddo;  sono  o  per  meglio  dire  siamo  nudi.  Lavoriamo  in
               campagna con i miei cento compagni di prigionia". Mentre Sisinnio Sna-
               nu dello STALAG VII A di Hemer constatò: "Lavoro in una fabbrica  di
               notte  e  di  giorno.  Soffro  il  freddo  e la  fame" .
                   Nella  maggior parte delle lettere i prigionieri si  esprimevano in un
               modo cauto,  molto  probabilmente per passare la  ben nota censura tede-
               sca,  cioè per garantire l'arrivo del  'segno di vita'  presso la  propria fami-
               glia.  E c'erano perfino commenti nettamente positivi, ma -  trascurando
               le dichiarazioni dei soliti collaborazionisti ed opportunisti -  sembra dif-
               ficile  valutare la  veridicità  di  queste  notizie.
                   I dubbi aumentano leggendo la  "Relazione n.  l  sulle  risultanze del-
               l' esame della corrispondenza dei prigionieri di guerra e internati civili in
               Germania" dell'Ufficio Censura che la  Commissione Alleata aveva costi-
               tuito a  Napoli nell'autunno del  1944. Nel novembre  1944 detto Ufficio
               iniziò la trasmissione periodica di  ''commenti contenenti notizie di qual-
               siasi  natura provenienti o dirette ai  prigionieri di guerra e agli  internati
               civili"  all'Ispettorato Censura Militare dello Stato Maggiore Generale. Lo
               stesso Ufficio inviò regolarmente "commenti contenenti notizie, provenienti
               dai prigionieri di guerra o dagli  internati, circa le loro condizioni di vita
               materiali e morali" nonché "schede con le generalità dei militari o dei ci-
               vili mittenti e dei rispettivi destinatari" all'Alto Commissariato Prigionieri



               (16)  Ibid.,  allegato  e: trattamento  lavoro.








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