Page 71 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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LE  OPERAZIONI  IN TUNISIA  E  NELL'ITALIA  MERIDIONALE            71

               italiana più 808 tedesche, su 3024 effettuate in totale dai reparti da cac-
               cia  della  Sicilia.< 66 l  A  fronte  di  questo  stavano le  1700 sortite  effettuate
               dal  18 maggio al 6 giugno dall'aviazione avversaria, con il lancio di 900
               tonnellate di bombe sul porto e 400  sulle  batterie,  cui  si  aggiunsero tra
               il  31  maggio  e  il  l O giugno  cinque bombardamenti  da  parte di  piccole
               formazioni  n a vali.  <67)
                    Nella situazione precedente l'isola aveva avuto un ruolo importante
               quale trampolino tra la Sicilia e l'Africa Settentrionale, con un ruolo non
               secondario  nella  lotta  al  traffico  navale.  Tale  funzione  era  stata  esaltata
               dalla costruzione di un grande hangar in cemento armato di 302 x 26 me-
               tri, con un'altezza interna di 26 metri su due livelli, mentre la Regia Mari-
               na realizzò piazzole per 96 bocche da fuoco antiaeree ed antinave di calibri
               compresi tra i  152 ed i 76 mm. Nel 1942 vi era stato installato un radar
               tedesco Freya con portata massima di  80 km, affiancato più tardi da un
               Wurzburg D per la guida caccia che però andò distrutto il 21  maggio 1943.
               Due giorni dopo il Freya fu smontato e trasferito a Castelvetrano. In caso
               di resistenza ad oltranza, dunque, Pantelleria avrebbe potuto costituire una
               minaccia o  svolgere  azione  di  disturbo  al  traffico  aeronavale anglo-ame-
               ricano  anche dopo la  caduta della  Tunisia,  e pertanto sin  dall'8  maggio
               iniziarono  gli  attacchi  aerei  contro  le  installazioni  dell'isola.
                    I dati quantitativi già esposti evidenziano la futilità di attestare per-
               manentemente reparti a Pantelleria, ché se l'hangar in caverna garantiva
               protezione totale  agli  apparecchi  ivi  ricoverati,  la  pista e le  installazioni
               esterne restavano fatalmente esposte alle offese nemiche e potevano, di fatto,
               essere rese inutilizzabili. Mentre i due gruppi del  l  Stormo ripiegavano
                                                                0
               sulla Sicilia, la  caccia italo-tedesca fu  impegnata in ripetute intercettazio-
               ni,  e gli  ae~otrasporti, contribuirono al  rifornimento  dell'isola  trasferen-
               dovi persino, operando solo di notte, acqua minerale e gallette per sopperire
               al danneggiamento delle pompe. La gravità del problema era esaltata dal-
               la  presenza su Pantelleria di  ben  12 000 abitanti  e  11 657 militari  della
               guarmgwne.
                    La  mancanza  dei  radar  ed  il  bombardamento  del  terreno  aeropor-
               tuale  resero  inoperativi  i  quattro  caccia  della  sezione  difesa,  spingendo


               (66)  Per un'ampia panoramica sulla caduta di Pantelleria vista nell'ottica della R. Aero·
                   nautica cfr. G.  Pesce, "La  difesa aerea di Pantelleria", Rivista Aeronautica, 2-3/1986.
               (67)  G. Santoro, cit.,  II,  p.  535. G. Pesce,  cit.,  riferisce di  5218 sortite con lo  sgancio
                   di  6400  tonnellate  di  bombe.









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