Page 88 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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88 ROMAIN H. RAINERO
essere il dominatore assoluto della vita politica italiana non manifestò questo
lucido disegno e lo stesso incarico dato ad un maresciallo Badoglio, come
il Re già compromesso con il regime fascista e non ad un antifascista co-
me il maresciallo Caviglia, faceva emergere una volontà politica da parte
della corona di condurre una singolare operazione che pareva non rispon-
dere a nessuna delle volontà emerse nel Paese all'indomani della caduta
di Mussolini. Sul piano interno come su quello internazionale pareva che
la affermazione di Badoglio "la guerra continua" non potesse non signifi-
care che pur caduto il fascismo l'apparato italiano di guerra e di regime
dovesse continuare indisturbato.
Alla luce dei documenti e delle memorie pare proprio che sul piano
interno la principale preoccupazione del nuovo governo fosse rivolta a con-
tenere e a reagire contro reazioni di sostenitori del regime fascista e so-
prattutto della Milizia ancora in armi e contro ogni disturbatore (fascista)
dell'ordine pubblico. Questa rigida visione di un pericolo che non esiste-
va fece sì che ogni altra manifestazione, e quelle di giubilo per la caduta
del fascismo nelle principali città italiane furono molte e rumorose, non
fossero né previste né comprese nel copione dei problemi da affrontare.
Pareva che lo stesso puntiglioso sistema di applicazione della cosiddetta
circolare Roatta sul mantenimento dell'ordine pubblico e le ripetute con-
ferme della prosecuzione della guerra e dell'alleanza con la Germania fos-
sero tutti elementi connessi alla principale preoccupazione del nuovo
governo di evitare qualsiasi sussulto da parte delle Forze Armate tedesche
in Italia.
A questa esigenza si può collegare una direttiva che venne dettata
e ribadita senza incertezze durante tutti i quarantacinque giorni: quella
"di evitare ad ogni costo incidenti con i tedeschi; ad essa si collegano tan-
to l'impegno, soprattutto iniziale, contro eventuali reazioni fasciste, che
avrebbero fornito il pretesto a un intervento tedesco, quanto la repressione
più dura, esercitata fino all'8 settembre, di ogni iniziativa popolare diret-
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ta contro la prosecuzione della guerra".< l Infatti ciò che sembra rilevan-
te in quel particolare momento sul piano interno è la prosecuzione di un
clima di autoritarismo regio il quale non ammette la nascita di quelle for-
mazioni politiche popolari, nuove o soppresse dal fascismo, sotto l'impe-
rio delle supreme necessità della patria in guerra. Le indubbie manifestazioni
di giubilo per la decisione del Sovrano di arrestare Mussolini si collegavano
(5) L 'Italia dei quarantacinque giorni, op. cit., p. 5.
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