Page 91 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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IL  25  LUGLIO: I QUARANTACINQUE GIORNI                            91

                    Proprio in questo quadro di testimonianze e di collocazione storica
               non formale, un aspetto che spesso è stato trascurato e che invece andrebbe
               riletto e ricollocato tra i 'documenti' è l'aspetto che i letterati del momen-
               to evocarono nelle loro opere. Chi per primo ne ha sottolineato l'impor-
               tanza  è lo  storico  Paolo  Spriano che  ha  ritenuto  i  vari  Piovene,  Pavese
               e Vittorini 'i veri storici di quell'estate'. <9>  I  narratori, i letterati ecco chi
               seppe forse meglio dei politici o degli storici di professione descrivere il
               sentimento diffuso tra la gente durante quei quarantacinque giorni. Testi-
               moni del tempo ed interpreti fedeli dell'alternarsi delle illusioni, delle spe-
               ranze e delle crisi questi letterati si rivelano importanti per meglio situare
               il problema italiano che non era né solamente politico, né solamente mili-
               tare,  né solamente dinastico ma risultava essere un impasto drammatico
               di  tutto ciò  e di altre cose ancora.  "E gli  scrittori si  sono trasformati  in
               storici due volte,  come testimoni di quel tempo e come interpreti di un
               fenomeno che andava al di là di un colpo di stato o di un disastroso armi-
               stizio. Hanno seguito, ricostruito, uno sconvolgimento della vita civile che
               portava lacerazioni e novità inaspettate in un alternarsi di scoramenti e
               di illusioni, di fiducia e di impotenza; hanno messo a protagonisti dei loro
               racconti o  dei  loro diari la gente che parlava e  che scappava  dalle  città
               bombardate, il mondo delle osterie e dei treni superaffollati, il destino di
               uno  dei  mille  e mille  soldati  travolti  dalla  vicenda  collettiva  che  creava
               drammi  individuali  irri peti bili ... ''.
                    A noi sembra che proprio questo tipo di 'documento' possa anzi deb-
               ba, proprio entrare nella narrazione storica di quei giorni che resero l'Ita-
               lia tutta protagonista di vicende singole e collettive all'indomani di una
               crisi tremenda ed alla vigilia di crisi ancor più tristi e sanguinose. E allora
               l'elenco di questi scrittori-documenti diventa assai lungo ed interessante:
               non basta citare Cesare Pavese di Prima che  il gallo  canti o  Elio  Vittorini
               di Notte e lacrime;  ma vanno anche ricordati per i sentimenti e per le noti-
               zie  Mario Tobino, Alberto  Moravia La ciociara,  Mario Soldati  La giacca
               verde, Guido Piovene, ltalo Calvino, Oreste Del Buono, Natalia Ginzburg,
               Corrado Alvaro,  Paolo Monelli, Franco Fortini, e tanti altri che diedero
               corpo  e  anima ad  una  stagione assai  felice  della  letteratura italiana.




               (9)  P.  Spriano,  "Piovene,  Pavese  e  Vittorini:  i  veri  storici  di  quell'estate",  in  Corriere
                  della  Sera,  24  luglio  1983,  p.  9.









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